Una pietra e un barattolino pieno di un misterioso unguento, apparentemente semplice ma in realtà magico e potente. L’”incantagione”, la capacità di trascendere la materia e di allontanarsi dalla realtà, un dono prezioso che permette di percepire cose che gli altri non riescono a vedere. Una fiaba iniziatica in cui i confini del tempo e della materia stessa vengono scardinati e Joe Coppock si ritrova a dubitare addirittura di sé stesso, in un mondo troppo legato al concreto per potersi accorgere che esiste molto altro intorno a lui…
Titolo: La pietra e lo specchio
Autore: Alan Garner
Genere: Narrativa
Editore: Neri Pozza
Trama
Nella brughiera del Cheshire non succede mai nulla per Joe Coppock, un
ragazzino che vive senza genitori in un cottage di tre stanze senza porte con,
a tenergli compagnia, solo un fumetto custodito come una reliquia. Non c’è
anima viva a Podere Fienile né al Campo Gora né al Gran Prato, e neppure sul
viottolo fra il cancello alto e il cancello basso. È un mondo senza tempo, la
brughiera, scandito solo dal fischio del treno di mezzogiorno, unico istante in
cui Joe può rendersi conto di che ora è, di che momento è «adesso». La
brughiera dorme, e così dev’essere, e in quel sonno sogna il sogno del mondo.
Fino al giorno in cui alla porta di Joe bussa Treacle Walker, uno stracciaiolo,
o forse un mendicante, un guaritore, dal gran cappotto e dal cappello floscio sopra
un cespuglio di capelli ingarbugliati. L’uomo gli propone un bizzarro baratto:
in cambio di stracci e ossa avrà cocci e pietre. Scegliendo dalla sua
collezione di tesori minimi, umili ma a lui preziosissimi – uova di uccello dal
guscio azzurrino, ossa di animali, vecchi indumenti – Joe ottiene così da
Treacle Walker una pietra e un vasetto invetriato. Il vasetto, scoprirà Joe
quasi per caso, contiene un unguento dagli straordinari poteri, un dono che gli
consentirà di vedere ciò che non c’è, di percepire il tempo collassare su sé
stesso e l’eternità nello spazio infinitesimale del presente. Vedere il mondo,
d’altronde, non è lo stesso che vedere quello che il mondo realmente è.
Racconto iniziatico, favola metafisica che trabocca di suggestioni della tradizione
popolare, meditazione sul tempo, la morte e l’assurdità della vita in generale,
La pietra e lo specchio mescola fantasia e fisica dei quanti, storia collettiva
e storia personale, magia e scienza, possibile e impossibile: reami i cui
estremi si allungano, si intrecciano, si scambiano e si fondono.
Recensione
Joe Coppock è un ragazzino che
vive da solo in una brughiera quasi deserta e in un luogo senza tempo, senza
genitori né famiglia al suo fianco. Sta cercando di curarsi da solo l’occhio
pigro con l’ausilio di una benda e la sua vita scorre tranquilla, senza grosse
preoccupazioni, in una dimensione apparentemente piatta e statica. L’unico
rumore che riporta ad una dimensione temporale definita è lo sferragliare di
Noony, il fischio di un treno che passa tutti i giorni a mezzogiorno, come un
orologio svizzero che batte il suo ticchettio con puntualità e precisione. In
questo posto non abita nessuno, neanche nei luoghi circostanti: Podere Fienile,
Gran Prato e Campo Gora, Campo Sabbia Piccolo, nomi che indicano luoghi
avventurosi e quasi infantili, caratterizzati da un’aura e un’atmosfera
impalpabile, in cui il tempo sembra non scorrere mai. La brughiera dorme,
immersa in una staticità irreale e un silenzio che urla tutta la solitudine del
mondo.
«Quant'è che stai lassù nella bella casa con il camino?»
«Da sempre. Vivo lì».
«E quanto è "sempre"?»
La quiete eterea di questo luogo
viene interrotta dall’arrivo di uno strano personaggio, tanto misterioso quanto
singolare, di nome Treacle Walker: un anziano signore, ambiguo ed enigmatico, disposto
a donare cocci e pietre barattandoli con stracci e ossa. Uno scambio bizzarro,
non trovate? Eppure, dietro a questo gesto apparentemente inspiegabile, vi è
nascosto un grande segreto. Da un baule pieno di cianfrusaglie che nascondono
in realtà incredibili tesori dal valore inestimabile, Joe ottiene in cambio una
pietra e un vasetto pieno di un misterioso unguento. Ben presto, il nostro
protagonista scopre l’immenso potere della crema racchiusa nel barattolino: è
in grado di fargli vedere cose che non esistono e anche la pietra si rivela un
dono prezioso e speciale, in grado di pulire e sigillare porte e oggetti.
Ora gli occhi di Joe, grazie a
Treacle e al suo miracoloso unguento, riescono a vedere oltre il limite stesso
della materia, portando il nostro protagonista in un luogo fuori dal mondo, al
di là del tempo, in una dimensione quasi parallela ma legata indissolubilmente
alla realtà. Incredibile come con un vecchio pigiama e un osso di agnello
possano aver dato a Joe la possibilità di trascendere il confine della materia
stessa, dandogli modo di immergersi in una dimensione immaginifica e sospesa
oltre i confini del mondo. Joe ora possiede l’”incantagione”, un dono dall’inestimabile
valore, che gli dà la possibilità di vedere con gli occhi della fantasia. Ma
ciò che accade intorno a lui non è “fantastico”, è perfettamente reale e i limiti
del tempo, scardinati da un buffo personaggio che vive in una torbiera di nome
Thin Amren, non esistono più…
«Tu hai scelto l'incantagione».
«Io mai».
«Ma sì che l'hai scelta. La scelta è stata tua. Avresti potuto scegliere luccicumi. Non li hai scelti».
Tra buffi personaggi che balzano fuori dalle pagine di un prezioso fumetto, oggetti che non esistono e una situazione che ha dell'incredibile, Joe combatte contro un mondo tutto nuovo, in cui troverà la verità su sé stesso. Una pietra e uno specchio, due strumenti magici e incantati che permettono di
attraversare i confini della materia stessa e del tempo, che Garner usa per
creare una favola metafisica dove la realtà si mescola all'ignoto, al
fantastico e dove niente è ciò che sembra. I silenzi e gli spazi bianchi hanno
molto più da raccontare rispetto alle parole, intrecciate in un linguaggio
limpido e curato, a tratti quasi aulico, proprio per sottolineare l'elemento
trascendentale del romanzo. Il tempo appare sospeso, indefinito, liquido, dotato
di una dimensione propria, dai contorni sfumati e vaghi: è lo specchio perfetto
dell'animo di Joe, confuso e immerso in un mondo immaginifico dal quale sembra
impossibile uscire.
Ma il confine tra realtà e immaginazione è così labile da
poter dubitare della sua esistenza. Siamo davvero sicuri che ci sia? Qualcuno
direbbe: “L’essenziale è invisibile agli occhi”, ma cos’è “essenziale”? Qual è
la vera essenza di noi stessi? Forse questa breve lettura darà una risposta ai
vostri interrogativi, o forse no. Di certo vi aprirà nuovi orizzonti.
- luglio 29, 2023
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