Recensione: La sottile differenza – Federico Fabbri

dicembre 02, 2022

Un incidente improvviso, l’equilibrio già precario di un’intera famiglia che si spezza improvvisamente, senza alcun preavviso. Non tutti i mali vengono per nuocere, spesso eventi imprevedibili e inaspettati possono rivelarsi provvidenziali, come una porta che si spalanca sul mondo a cui avevamo quasi dimenticato di appartenere. A volte non basta ricucire i rapporti, c’è bisogno di consapevolezza e coraggio per andare avanti nell’impervio sentiero della vita.

 

Titolo: La sottile differenza
Autore: Federico Fabbri
Genere: Narrativa
Editore: LuoghInteriori

 

Trama

 

Lo spazio dei sentimenti è un territorio sismico. Una provocazione continua alla sicurezza di casa, al grattacielo dei legami familiari. Non esiste verità di cuore che non sia capace di radere al suolo legami tenuti in piedi a fatica per anni. È proprio questa la sottile differenza: la scossa che può cambiarci la vita, l’intercapedine inaspettata tra le macerie di un rapporto che sa dirci che sì, c’è differenza, tra vivere la vita e lasciarsene solo attraversare, tra pensare di non avere alternative e scoprire una nuova strada.

Con “La sottile differenza” scopriamo uno spazio contrario e ribelle, come la sfumatura che non raccoglie più colore (o li comprende tutti) nel grande dipinto nascosto in questo romanzo, uno spaccato di vita familiare che è come un silenzioso atto di guerra: alle facili convinzioni, alla morale imperante, al comunemente detto.

È insomma quell’atto di rivolta – che non è rivoluzione – per capovolgere le zolle di macerie familiari difficili da accettare, ma non meno lontane dal vissuto di tante famiglie reali.

 

 

Recensione

 

Fin dal primo momento sono stata attratta da questo libro, senza saperne il perché. Forse, la semplicità della copertina, l’armonia dei colori, l’ordine che traspare già prendendo in mano questo romanzo e sfogliandone le pagine. Federico Fabbri, col suo piglio originale e caratteristico, è riuscito a creare una storia avvincente, ricca di spunti di riflessione e protagonisti ben strutturati che vi entreranno subito nel cuore. Siete pronti a saperne di più?

 

La storia di una famiglia, scritta in maniera precisa e realistica, analizzandone ogni aspetto, anche quello più delicato e difficoltoso. Spesso, non appena si parla di “famiglia”, non si fa altro che pensare alla cosiddetta “famiglia del Mulino Bianco”, patinata e brillante, così perfetta e lineare da dare quasi la nausea. Certo, si tratta di pubblicità, non avrebbero potuto ricreare un contesto diverso da questo, ma tutti noi sappiamo molto bene che la realtà è diversa. Nelle famiglie ci sono momenti meravigliosi, belli, rapporti idilliaci e consolidati, ma anche giorni difficili da affrontare e figli adolescenti con cui doversi confrontare. Sarebbe impossibile che tutti andassero d’amore e d’accordo, no? La vita non è una pubblicità, è molto di più di questo, è reale e, in quanto tale, possiede mille sfumature.

 

Amanda, giovane adolescente di quindici anni, ha un rapporto tumultuoso con la madre e l’assenza emotiva del padre Pietro non fa altro che aumentare la sua solitudine. In un’età già molto particolare non è semplice vivere una situazione familiare precaria e instabile, senza avere nessuno con cui poter parlare dei propri dubbi e incertezze. Meno male che sua nonna Baby le sta vicino, senza lasciarla mai sola, cercando di compensare le gravi mancanze di sua figlia Rachele come genitore. Ma improvvisamente, tutto si spezza e un terremoto scuote le loro vite fin nel profondo, costringendo tutti a guardare in faccia la realtà e a fare i conti con sé stessi, mettendo in discussione ogni valore che, fino ad allora, credevano fondamentale.


La sottile differenza che passa tra vivere e sopravvivere non conta solo per mia figlia. Vale anche per noi.

 

Il disastroso incidente di Amanda in motorino getta Rachele nello sconforto più totale: vedere sua figlia immobile, in un letto d’ospedale, è terribile per lei e il fatto di non poterla aiutare in alcun modo la logora fin nel profondo. Negli ultimi anni, la giovane donna si è lasciata andare, dimenticandosi di avere un marito e una famiglia, gettandosi a capofitto sul cibo e sfogando tutte le sue preoccupazioni mangiando continuamente cioccolatini e dolci, sfociando così nell’obesità. Dopo una vita precedente da modella, fatta di privazioni e rinunce, Rachele ha gettato la spugna e quel corpo, quella bellezza sfolgorante che la caratterizzavano in passerella sono scomparsi: ora tutto appartiene a un passato lontano, a un ricordo sbiadito di ciò che è stata, e cosa si ritrova ad avere? Una figlia che non riesce a comprendere e un marito che ormai non la desidera più e che le riserva solamente indifferenza. Senza contare che il rapporto con sua madre Baby non è mai stato facile, anzi…

 

Invadendo il suo territorio so di compiere un gesto ostile. Un silenzioso atto di guerra. Ma non ho un nemico da combattere. Non pretendo una resa incondizionata, né l’asservimento. La mia è un’invasione tattica, una rappresaglia per ripristinare l’equilibrio. Per evitare che tra me e Amanda accada ciò che è successo tra Baby e me. Perché non me lo merito, nonostante tutto.


Pietro, d’altro canto, è un uomo ricco e ambizioso, ma non è in grado di amare davvero nessuna donna, neanche le sue amanti, che cambia di volta in volta con una facilità disarmante. Ma la bella Irene, la sua segretaria, è riuscita a tenerlo legato a sé per ben due anni, intrecciando con lui una relazione extraconiugale che ormai va avanti da tempo. Per il nostro Pietro è solo il sesso che conta, non l’amore: in passato aveva visto qualcosa in Rachele, un barlume, un luccichio che le brillava negli occhi e che la rendeva diversa dalle altre donne con cui era stato. Forse era merito della straordinaria bellezza, del carisma e del fascino di cui era dotata la ragazza, all’epoca appena diciottenne, che l’hanno spinto a sposarla. Ben presto, però, tra i due il rapporto si rovina e la nascita della piccola Amanda non fa altro che peggiorare le cose: un matrimonio naufragato, che si trascina da anni inerme come un relitto su una spiaggia deserta, vittima delle intemperie e fracassato dalle onde del mare che si infrangono su di esso senza tregua.

 

<<Non sei più un ragazzino, Pietro. Non ci sono mostri nascosti nel buio.>>

<<Non ho paura dei mostri. È il buio che mi fa paura.>>

<<E allora fingiti cieco. Anche in un mondo senza luce si può trovare la strada.>>


Amanda e Baby sono profondamente legate: è bello vedere come l’autore ci illustra, attraverso le parole, il rapporto tra nonna e nipote, così profondo e viscerale da fare quasi invidia. I loro caratteri sono complementari e hanno bisogno l’una dell’altra: Baby, un’artista in voga con qualche annetto alle spalle ma con uno spirito libero e gioviale, aiuta l’amata nipote e la sostiene in ogni momento della sua vita, dispensando preziosi consigli. L’istinto materno che Baby non ha avuto nei confronti di sua figlia Rachele, ora lo sta riversando su Amanda: è lei la prima persona che, infatti, è stata chiamata il giorno dell’incidente della giovane adolescente, non i genitori della ragazza, già questo la dice lunga…

 

L’incidente di Amanda è stato improvviso, come un terremoto dalla forza dirompente che scuote le vittime fin nel profondo, costringendole a subire il peso di un evento imprevedibile e devastante senza potersi opporre o trovare una soluzione. E quando restano soltanto macerie, è da lì che si deve cercare di ricostruire qualcosa. È come quando si rompe un vaso di terracotta: l’oggetto cade a terra frantumandosi in mille pezzi, con schegge che volano ovunque e crepe impossibili da aggiustare. È inutile tentare di salvare il salvabile incollandone i cocci, più l’urto è stato violento e più sarà difficile tornare al risultato originale. Però si può ricostruire, partendo da zero, un nuovo oggetto, un nuovo mondo in cui ricominciare a vivere, con un’altra consapevolezza.


<<No, non l’ha fatto. Ma non sono io a doverti spiegare cosa passa tra sentirsi liberi ed esserlo veramente, tra vivere la vita o lasciarsene solo attraversare. Sta tutta lì la sottile differenza.>>

 

La cosa che mi è piaciuta di più di questo libro è il modo in cui Federico Fabbri caratterizza i personaggi: si nota fin da subito un certo equilibrio e linearità nella struttura della trama, che si contrappone ai tumulti interiori e ai pensieri dei personaggi del romanzo e agli avvenimenti della trama. Il linguaggio è particolarmente curato ed elegante, ricco di frasi ad effetto che ho apprezzato moltissimo e che mi hanno fatto riflettere. Le descrizioni sono dettagliate e abbastanza scorrevoli, arricchiscono la trama e contribuiscono a creare un’idea più precisa dei pensieri dei protagonisti, senza mai risultare ridondanti o superflue. Questo libro ci ricorda che la vita è solamente una, che bisogna viverla appieno senza lasciarsi travolgere dagli eventi e combattendo nei momenti più difficili senza mai abbattersi. La cosa più bella che l’autore ci trasmette è anche il concetto che i rapporti, seppur uniti da un legame di sangue, non devono mai essere forzati e possono avere sfumature diverse, a seconda del carattere delle persone. Non bisogna mai dare nulla per scontato e neanche pretendere troppo dagli altri perché si rimarrebbe delusi: la priorità siamo noi stessi, questo non dobbiamo mai dimenticarlo. È questa la sottile differenza.












 

  

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