Recensione: Axel Meyn – I misteri della città di Lavaesh – Simone S. Sarnataro

ottobre 13, 2022

Un romanzo avvincente, originale, dall’ambientazione epica e medievaleggiante, ricco di descrizioni dettagliate, che immergono il lettore in una realtà fantastica, popolata di elfi, folletti, gnomi e creature magiche. Lavaesh, la città di Luce, che possiede ombre nascoste dietro uno sfarzo ostentato e una luminosità che cela un buio profondo e inimmaginabile. Un nome, un mistero che si intreccia alla storia del protagonista Axel Meyn, accompagnandolo nel suo percorso di crescita personale e spirituale.

 

Titolo: Axel Meyn – I misteri della città di Lavaesh
Autore: Simone S. Sarnataro
Genere: Epic Fantasy
Editore: Self publishing

 

Trama


Nel 2999 dell’ Età Quarta, il mondo si prepara a ricevere una scossa. La città di Lavaesh è intrisa di misteri: nell’ oro si cela troppa avidità e nella celebre bevanda “Strongin” si affogano non solo dispiaceri, ma anche verità. Il giovane Axel Meyn è pronto ad assaggiare il sapore del cambiamento: attraverso tradimenti e realtà scomode stringerà nuovi legami e scoprirà che il mondo non è quel che sembra. Muovendosi tra storie di furiosa vendetta e le scelte folli di sadici governanti, si accorge che una scintilla dimorerà sempre nel cuore di chi si ribella. La Città del Sole, che viene bagnata da una pioggia di metallo, è pronta per essere lavata dalla menzogna. C’è qualcosa di epico tanto quanto di oscuro: “Non sarà una stella a fare il firmamento, ma basta a far brillare il cielo.”

 

Recensione

 

“Axel Meyn – I misteri della città di Lavaesh” è il primo romanzo di una serie epic fantasy scritto da Simone Sarnataro e che ho avuto il piacere di leggere. Ora, come molti di voi sapranno già da tempo perché avete imparato un po’ a conoscere i miei gusti letterari, adoro il fantasy ed è stato tra i primi generi letterari a cui mi sono avvicinata in assoluto, insieme ai classici. Ed è proprio per questo che, quando si parla di libri fantasy, divento molto, forse troppo esigente: ho dei miei canoni, del tutto “personali”, che devono essere rispettati per far sì che io ne apprezzi davvero la trama. Devo dire che il romanzo scritto da Simone non ha affatto deluso le mie aspettative e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa: una storia originale, ben scritta, che stilisticamente richiama molto i grandi capolavori di J. R. R. Tolkien, verso cui si percepisce che l’autore nutre particolare interesse. Curiosi di saperne di più?

 

Nell’anno 2999 dell’Età Quarta, la cosiddetta Età della Stabilità, il protagonista del romanzo, Axel Meyn, vive a Darsby e lavora in una locanda del posto, dove viene maltrattato da tutti, dal suo datore di lavoro e perfino dai clienti. Nonostante i suoi sforzi per cercare di essere gentile e amichevole, nessuno sembra apprezzarlo davvero ed è costretto a servire lo Strongin, una particolare bevanda della terra di Lavas, bicchiere dopo bicchiere ad ogni cliente, senza poter sperare in un cambiamento positivo. Ma questa situazione inizia a stare stretta al nostro amato protagonista, dall’indole curiosa e intelligente, amante della lettura e del mistero. Sarà proprio questo interesse per il mistero che lo spingerà ad avvicinarsi alla storia di una statua colossale al centro del villaggio, di cui nessuno sembra volerne parlare. È soltanto timore oppure c’è dell’altro dietro questa leggenda? Cosa si nasconde dietro questa enigmatica scultura? Le numerose domande che assillano la sua mente arguta e vivace lo porteranno a spingersi oltre i confini del luogo in cui è cresciuto, dirigendosi verso la luminosa città di Lavaesh, detta anche la città del Sole, dove sente di poter trovare le risposte alle domande che affollano i suoi pensieri, magari proprio tra le pagine di un libro.

 

Tutto sembrava in miniatura: tutto in formato gnomo. Axel poggiò finalmente lo zaino a terra e venne invitato da Nissem a vedere la cosa più bella che quella casa potesse offrire. «Eccola la piazza! La grande fontana Gingrant, illuminata d’oro anche all'imbrunire» affermò la creatura, appoggiato alla bassa ringhiera del balcone, con gli occhi che brillavano.

 

Axel Meyn intraprende il suo viaggio verso un mondo a lui sconosciuto, senza sapere a cosa va incontro. L’ignoto spaventa sempre, ma il coraggio e la forza del protagonista sono più forti di qualsiasi cosa. Axel rappresenta, in un certo senso, ogni giovane che vuole scappare dalla monotonia in cui si sente intrappolato e intraprende un percorso metaforico di rinascita interiore per ritrovare sé stesso. Ma non è tutto oro ciò che è luce, mai frase è stata più azzeccata: la luminosità di Lavaesh, in realtà, nasconde insidie e misteri, dietro un’apparenza fatta di sfarzo e ostentata bellezza. Scoprirà un mondo nuovo, popolato da creature magiche come elfi, folletti, gnomi e vahramut, unito al mistero nascosto dietro il suo nome, tanto incredibile quanto inimmaginabile.

 

«Tante cose sono ingiuste, mio caro ragazzo, ma bisogna sapersi adattare... e comunque, per quello che vale, grazie per essermi stato vicino»

 

Per essere il primo volume della saga, l’ho trovato piacevole e scorrevole, ricco di descrizioni dettagliate e che riescono a far immaginare al lettore i luoghi in cui si svolge la vicenda, trasportandolo in un altro mondo. Il linguaggio è limpido, curato, a tratti quasi aulico per richiamare l’atmosfera magica ed eterea del luogo descritto. Nonostante l’utilizzo di termini ricercati e desueti, la lettura, comunque, non ne risulta affatto appesantita. I personaggi sono ben caratterizzati e l’ambientazione epica e medievaleggiante conferisce un fascino particolare alla storia. La trama è avvincente, ricca di colpi di scena che incuriosiscono e tengono alta l’attenzione di chi legge, facendo nascere un crescente interesse verso ciò che succederà nel corso del romanzo.

 

«Questa terra è difficile che conosca pioggia oppure il gelo di una nevicata. Lavaesh è rinominata "Perla del Sole" proprio perché sembra che quest’ultimo abbia trovato dimora qui».

 

Gli elementi che ho apprezzato di più sono sicuramente i dialoghi, ben strutturati e avvincenti, senza dubbio costituiscono uno dei punti di forza del romanzo. Un’altra caratteristica che ho notevolmente apprezzato è l’accuratezza delle descrizioni, elemento che all’interno di un fantasy, a mio parere, non deve assolutamente mancare per far sì che il lettore possa immergersi piacevolmente nella lettura. Certo, si percepisce che per Simone Sarnataro questo è il primo lavoro: vi sono elementi che meritano di essere sviluppati meglio, personaggi su cui concentrarsi di più, magari in un prosieguo della vicenda, senza trascurare anche maggiore attenzione per la presenza di refusi di stampa da correggere.

 

«Il suo spirito è indomabile come le sue spade. Sei vecchio, eppure non serve saggezza per capire che l’acqua spegnerà sempre il fuoco»

 

Con un pizzico di maturità in più, in futuro potrebbe davvero raggiungere risultati interessanti e di un certo livello. Come inizio, devo riconoscere che è davvero un ottimo esordio e mi sento di consigliarlo a tutti coloro che voglio approcciarsi gradualmente al genere dell’epic fantasy. Tra lui e Axel Meyn mi sento di fare una sorta di “paragone”, forse azzardato, ma a mio avviso giusto: anche Simone stesso si evolve all’interno della scrittura del romanzo, partendo da un inizio accattivante e in sordina per poi coinvolgere sempre di più il lettore man mano che la storia prosegue. Anche lui, come il suo amato protagonista, scrive questo romanzo per trovare la sua strada, il suo posto nel mondo, come qualsiasi ragazzo giovane e con una vita davanti. Per me questo è un enorme pregio, un grande punto a favore dell’autore e per il libro stesso. Spero di non essermi sbagliata in questa mia percezione del tutto personale e auguro il meglio a Simone come scrittore, sperando che possa proseguire la saga, inseguendo sempre i suoi sogni.











 

 

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