Recensione: Il coraggio di Rachel DuPree – Ann Weisgarber

ottobre 15, 2022

La storia di Rachel DuPree, una madre amorevole e una moglie esemplare che, per il bene dei propri figli, decide di affrontare lo spettro della fame e della sete per assicurare alla sua famiglia un futuro migliore. Ma il crescente desiderio di Isaac di accumulare sempre nuove terre non si placa, anche a discapito dei suoi bambini, i quali non hanno alcuna ambizione per il loro futuro, immersi in una landa desolata e arida del South Dakota. Perché le Badlands non perdonano...

 

Titolo: Il coraggio di Rachel DuPree
Autore: Ann Weisgarber
Genere: Narrativa
Editore: Neri Pozza

 

 

Trama

 

Aprendo uno squarcio sulla vita dei coloni neri nella prateria, Ann Weisgarber dà voce a un'eroina indimenticabile che, in una terra desolata, scopre la vacuità del sogno americano e dei suoi valori, illusori come una manciata di polvere.

«Straordinaria e nitida. La prosa di Ann Weisgarber è il punto d'incontro fra Alice Walker e Kent Haruf» – Kirkus Review

 

Manca l'acqua, nella terra che Isaac e Rachel DuPree hanno scelto per la loro famiglia, e un vento violento soffia sulla prateria sollevando sabbia ed erbacce. Siamo nelle Badlands, South Dakota, e l'anno è il 1917. Non piove da mesi e ogni cosa è secca, come le labbra screpolate di Rachel o gli occhi opachi dei suoi figli. Nonostante le asperità di quella vita, Isaac e Rachel non possono abbandonare la casa di legno e i duemilacinquecento acri che affacciano sulle colline, il loro avamposto sulla frontiera dove è così raro vedere, fra i coloni, un uomo che non sia bianco. Dopo anni vissuti in uno spazio scavato nel fianco di una collina, hanno finalmente una casa, e una casa è segno di rispetto, così come la terra, soprattutto se sei nero. La sete, tuttavia, continua a farsi sentire. Un giorno Isaac chiede alla piccola Liz di calarsi dentro il pozzo. La bambina potrebbe cadere e rimanere uccisa o essere morsa dal serpente con gli occhi rossi che tanto la terrorizza. Qualcosa allora si rompe dentro Rachel. La ribellione comincia a farsi strada nella sua testa. Nella sua città d'origine, Chicago, basterebbe aprire un rubinetto per avere dell'acqua. Perchè, dunque, vivere di stenti al solo scopo di permettere a Isaac di coltivare il suo sogno di proprietario terriero? L'amore e il sacrificio sono davvero tali quando ne va della vita dei figli e della propria esistenza? E che cosa sono sottomissione e rassegnazione se non una forma di tradimento verso i suoi figli e verso sé stessa? Aprendo uno squarcio sulla vita dei coloni neri nella prateria, Ann Weisgarber dà voce a un'eroina indimenticabile che, in una terra desolata, scopre la vacuità del sogno americano e dei suoi valori, illusori come una manciata di polvere.

 

 

 

 

Recensione

 

1917, South Dakota. Le spietate Badlands si estendono a perdita d’occhio, sconfinate, un territorio deserto, arido e silenzioso, che ha tutto da raccontare. Ann Weisgarber ci racconta la storia di Rachel DuPree, donna dall’immenso coraggio e dall’enorme caratura morale, innamorata del marito Isaac e madre di cinque bellissimi figli. Sembrerebbe una vita perfetta, piena d’amore, tranquillità e serenità, ma non è tutto oro ciò che è luce: questa terra nasconde mille segreti, insidie, innumerevoli difficoltà che i DuPree dovranno fronteggiare. È proprio nei momenti difficili che si misura la coesione, l’unità di una famiglia: è come una specie di “test”, se lo si supera, si può affrontare qualsiasi cosa. Ce la faranno a restare insieme? Il loro amore basterà a tenere testa e a sfidare la natura stessa?

 

Avevo voluto un uomo ambizioso e l’avevo trovato. Avevo voluto stringere un patto con lui: centosessanta acri per la possibilità di essere sua moglie per un anno. Gli anni erano diventati quattordici.

 

Rachel Reeves viveva a Chicago e lavorava come cameriera in una delle pensioni di Mrs DuPree, è sempre stata abituata al duro lavoro, a sporcarsi le mani e a guadagnarsi da vivere in maniera onesta e pulita. In un periodo storico in cui il colore della pelle è una discriminante molto forte, la giovane donna continua ad andare avanti a testa alta, nonostante l’essere “nera”, senza mai fermarsi davanti a nulla. Un giorno, il destino la metterà di fronte all’amore: il figlio della padrona, Isaac, ex Buffalo Soldier di colore, cattura la sua attenzione e vuole sposarla. Attenzione, non vuole prenderla in moglie perché è davvero innamorato di lei, l’ex militare mira semplicemente ad aumentare la superficie delle sue terre e del bestiame: la sposerà soltanto se, dopo un anno, rinuncerà al territorio che le spetta e lui, in qualità di marito, potrà raddoppiare i suoi possedimenti. Stipulato questa specie di patto, entrambi potranno considerarsi liberi da ogni vincolo. L’amore, spesso, ci spinge a compiere scelte inimmaginabili e Rachel, follemente innamorata, accetta l’accordo, con la debole speranza di fargli cambiare idea e restare con lui. E la speranza si sa, è l’ultima a morire… infatti, dopo quattordici anni, sette figli, di cui due purtroppo sono morti, e uno in arrivo sono ancora insieme, più uniti che mai.

 

Il tempo scorre via, veloce, come una folata di vento che spazza via e travolge tutto ciò che trova sul suo percorso. La terra è spoglia, arida, non piove da mesi e Rachel non sa come fare per sfamare e dissetare i suoi cinque figli. Isaac ha acquistato sempre più terre e bestiame, investendo il loro denaro in acquisti rischiosi, solo per accumulare proprietà e ingrandire i suoi possedimenti a dismisura. Ora la sua famiglia patisce la fame, la sete e sono rimasti senza un soldo, sperduti, nel bel mezzo delle Badlands. Ma l’ex militare sembra non preoccuparsene, cela dentro di sé pensieri segreti per poter ancora continuare le sue “mire espansionistiche” come proprietario terriero, a discapito delle persone che ama. Rachel, inizialmente, tende a giustificarlo ma, arrivata ad un certo punto, l’amore di una madre per i propri figli supera qualsiasi cosa…

 

La terra è arida, secca e tutta la famiglia DuPree si ritrova a desiderare anche soltanto un piccolo sorso d’acqua. La siccità costringe Isaac a calare nel pozzo la piccola Liz, per riuscire a dissetare gli animali e giusto far bagnare le labbra ai suoi figli. Tutto è razionato, anche il cibo, lo spettro della fame e della sete incombe su Rachel e il bambino che è in arrivo, ma Isaac sembra non rendersi conto della gravità della situazione, anzi, continua imperterrito per la sua strada, creando un impero fatto di terreni, bestiame e gigantesche proprietà. Magari, con la stagione autunnale arriveranno le piogge e finalmente ci sarà acqua a volontà per tutti, ma il tempo atmosferico non sembra essere clemente: sono in balia di un clima capriccioso e troppo arido, le Badlands non perdonano.

 

Era successo perché avevo rifiutato di credere che un uomo ambizioso si interessasse solo a ciò che voleva. Avevo aiutato Isaac a ottenere quella terra, e a conservarla. Anche a costo di mandare Liz nel pozzo; ero responsabile quanto lui. Ma Isaac non era l’unico a volere qualcosa. Anch’io avevo dei desideri. I miei figli. La casa di legno. Isaac stesso. Avevo ottenuto ciò che volevo. Era troppo tardi per rimpiangere che le cose non fossero andate in un modo diverso.

 

Non bisogna mai mettere alla prova una madre e neanche dubitare dell’immenso amore che ella nutre per i propri figli, è per questo che Rachel, col tempo, capirà che la smania del marito di accumulare terreni e proprietà non è sana e danneggia irrimediabilmente tutti loro. In famiglia non c’è spazio per l’egoismo e bisogna cercare di garantire ad ognuno degli elementi il necessario per la sopravvivenza, non utilizzare il poco denaro disponibile per acquistare nuove terre. Quale futuro potrà avere la piccola Mary, ormai tredicenne, in un posto come le Badlands? Il massimo a cui potrebbe aspirare è andare in sposa ad un ricco proprietario terriero e governare la casa, limitandosi a “fare la moglie devota” di un uomo che potrebbe non darle le attenzioni e l’amore che merita. Rachel ricorda i balli e il divertimento che ha vissuto da giovane a Chicago, dove l’acqua non mancava mai e neanche il pane per poter mangiare un boccone e sfamarsi. John, il figlio maschio, già all’età di dieci anni, viene educato dal padre al duro lavoro, a creare un “impero” da vero latifondista, poiché il colore della loro pelle nera e scura non deve condizionarli nella società e il rispetto lo si ottiene con le terre. La piccola Emma, di due anni appena, ha bisogno di nutrirsi bene per crescere sana e la piccola Liz ha paura di calarsi di nuovo nel pozzo della proprietà, c’è un grosso serpente con gli occhi rossi che la terrorizza… e il piccolo in arrivo? Cosa succederà?

 

Mi sentii ribollire di collera. La terra determinava il valore di una persona. Avevo perso il conto del numero di volte che Isaac me l’aveva detto. Ma nessuna distesa di terra sarebbe bastata per soddisfarlo. Ci sarebbe sempre stato un nuovo terreno dove far pascolare le mucche, o un angolino con un torrente che non si prosciugava mai, o delle praterie per coltivare il frumento invernale. Non sarebbe mai finita.

 

La storia di Rachel, una donna forte e tenace, disposta a tutto, anche a sacrificare sé stessa per il bene dei figli. Il coraggio di un’ottima madre di famiglia, di una moglie amorevole che riesce a trasformarsi e a cambiare il destino dei suoi bambini, andando incontro al futuro e lasciandosi alle spalle il dolore e le difficoltà. Ciò che accadrà è sempre incerto ma rimanendo tutti uniti si può affrontare qualsiasi cosa. Ann Weisgarber, con un linguaggio pulito, diretto e introspettivo, dipinge i tratti del carattere di Rachel con delicatezza e sensibilità, mettendone in luce pregi e difetti. Un romanzo gradevole e piacevole da leggere, dalle tinte pastello tenui e leggere, che assumono a tratti toni più scuri ed intensi, seguendo l’evoluzione dell’indole della protagonista. La vita cambia l’animo delle persone e le loro convinzioni fin nel profondo, lasciando segni indelebili, ma per una madre che ama i propri figli, nulla è impossibile.










 

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