Recensione: Blackwater – La piena – Michael McDowell

marzo 13, 2023

Lo scrittore Michael McDowell ha dato vita ad una saga avvincente, dalle sfumature gotiche e horror, ricca di personaggi misteriosi e al contempo inquietanti, con emozioni travolgenti come la piena del fiume Perdido, che dà il nome alla cittadina dell’Alabama, fulcro di tutta la vicenda. L’arrivo di Elinor sconvolgerà la vita degli abitanti del luogo, in particolare della famiglia Caskey… chi sarà mai questa misteriosa donna dai capelli del colore del fango del Perdido?

 

Titolo: Blackwater – La piena

Autore: Michael McDowell

Genere: Thriller gotico/horror

Editore: Neri Pozza

 

Trama

 

1919. Le acque nere e minacciose del fiume sommergono la cittadina di Perdido, Alabama. Come gli altri abitanti, i ricchissimi Caskey, proprietari di boschi e segherie, devono fronteggiare il disastro provocato dalla furia degli elementi. Ma il clan, capeggiato dalla potente matriarca Mary-Love e dal figlio devoto Oscar, dovrà anche fare i conti con un’apparizione sconvolgente. Dalle viscere della città sommersa compare Elinor, donna dai capelli di rame con un passato misterioso e un oscuro disegno: insinuarsi nel cuore dei Caskey.

 

Recensione

 

Blackwater. Perdido.

 

Il nome di due fiumi che circondano la cittadina di Perdido, in Alabama, destinati a sconvolgere la vita degli abitanti del luogo rendendola instabile e pericolosa. A questo si aggiunge l’arrivo di misteriosi personaggi, che minano alle fondamenta di questa terra misteriosa, con intenzioni oscure e nebulose, intrecciandosi alla vita del posto e prosciugandone l’intera essenza. È questo l’inizio della saga di Blackwater, “La Piena”, primo di una serie di sei volumi nati dalla penna di Michael McDowell e tradotti in italiano dalla casa editrice Neri Pozza. Anche il celebre scrittore Stephen King ne ha apprezzato la trama… curiosi di saperne di più?

 

Nel lontano 1919, in Alabama, la cittadina di Perdido subisce un’inondazione senza precedenti: gli abitanti del luogo cercano di trarsi in salvo come possibile e la ricchissima famiglia Caskey, proprietaria di boschi e segherie, deve fronteggiare il catastrofico evento provocato dalla furia dell’acqua. La piena del fiume non ha lasciato scampo e, man mano che i giorni passano, il fango rosso del Perdido emerge dalle case, dai terreni, come una coltre sporca e limacciosa che ha ricoperto il territorio circostante, in una cartolina fatta di rovina e desolazione.


Anche dopo che le case furono liberate dalla melma e le pareti scrostate; dopo che furono acquistati nuovi tappeti, mobili e tendine e tutto ciò che era stato danneggiato fu portato all’esterno e bruciato; dopo che i giardini furono sgombrati dai rami divelti e dalle carcasse putrescenti degli animali, e che l’erba aveva ripreso a crescere; persino allora, salendo le scale per andare a coricarsi, gli abitanti di Perdido si fermavano con una mano appoggiata alla balaustra, e sotto il profumo del gelsomino e delle rose rampicanti della veranda, sotto l’odore intenso degli avanzi in cucina, addirittura sotto l’amido dei loro colletti, sentivano ancora il fetore dell’alluvione. Aveva impregnato le assi, le travi, gli stessi mattoni di case e edifici. Di tanto in tanto, tornava a ricordare a Perdido la devastazione che aveva subito, e che poteva benissimo abbattersi di nuovo sulla città.    

 

In una scena dal sapore gotico ed inquietante, in una Perdido che sembra una Venezia decadente e inondata dall’acqua, immersa in una foschia densa e biancastra che profuma di freddo e umidità, la sagoma di Elinor Dammert si staglia dalla finestra dell’Osceola Hotel, algida e fiera, con un carico di mistero che la avvolge da capo a piedi. Il giovane Oscar Caskey ne è affascinato e decide di aiutarla, portandola in salvo dalla struttura ormai fatiscente, malsana e piena d’acqua. Ma il suo amico Bray ha forti dubbi riguardo a questa figura misteriosa, apparsa quasi dal nulla davanti ai loro occhi. Un sacco di domande affollano la mente del giovane: come è possibile che questa donna sia sopravvissuta all’inondazione e che solo la sua camera sia stata risparmiata dalla furia impetuosa dell’acqua? Qual è il suo scopo? Cosa si nasconde dietro una carnagione così bianca e pallida, incorniciata da capelli rossi come il fango del Perdido?

 

Elinor è una donna silenziosa ma al contempo affabile, circondata da una fredda aura di mistero, parte integrante del suo fascino magnetico e impenetrabile. Grazie a modi eleganti e raffinati, uniti ad una buona dose di gentilezza, la straniera riesce ben presto a conquistarsi la simpatia dell’intera città, tranne che di Mary-Love Caskey, madre di Oscar, la quale non riesce a fidarsi completamente di lei. E ne ha tutte le ragioni: Elinor non ha famiglia, i suoi genitori sono morti, è una maestra delle elementari ma nessuno può attestarlo perché il diploma e tutti i documenti sono andati perduti insieme alla sua valigia nell’inondazione, inoltre non fa mai riferimento al suo passato, avvolto in una nube oscura di mistero. Chi sarà mai Elinor Dammert?

 

Un romanzo originale, accattivante, un thriller gotico dalle tinte dark che ti si insinua dentro come il fango del Perdido, trascinando il lettore in un vortice di emozioni vive e intense, frutto di una trama intricata come i rami di una foresta di querce d’acqua. Personaggi puri e limpidi come lo scroscio della pioggia, le cui vite si mescolano ad altre figure complesse ed inquietanti, torbide come le acque del Perdido e imprevedibili come un temporale estivo che squarcia il cielo sereno in un afoso giorno d’estate, abbattendosi con tutta la sua violenza e intensità.

 

Bray aveva già caricato le valigie della coppia sulla Torpedo, ed Elinor non prese nemmeno un ombrello per ripararsi dall’acquazzone nel tragitto fino all’auto, parcheggiata davanti alla casa di Mary-Love. La cucitura appena imbastita del giromanica del suo abito cedette quando alzò il braccio per salutare gli altri sulla veranda. Lei salì ridendo al posto del passeggero, mentre Oscar, zuppo fino al midollo, condusse l’auto lungo la strada, sommersa da mezza spanna d’acqua che si tingeva del colore dell’argilla sottostante: rosso, il rosso del Perdido.

 

Colpi di scena che vi ruberanno il fiato, eventi inaspettati che mineranno la tranquillità della famiglia Caskey, inondandola di fascino e mistero. Parole che profumano di acqua, di umido, di una palude nella quale il lettore affonda le proprie radici e si trova intrappolato nel fango del Perdido, prigioniero della volontà di Michael McDowell che, col potere della scrittura unito a un linguaggio limpido ed elegante, costruirà le fondamenta per una storia travolgente e dal forte impatto emotivo, che mi auguro proseguirà con la stessa intensità nei prossimi capitoli. Riuscirà con “La diga” ad arginare le emozioni scaturite da questo romanzo oppure i sentimenti strariperanno ed inonderanno le nostre anime come il fango del Perdido?











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