Recensione: Il vento soffia dove vuole – Susanna Tamaro

ottobre 18, 2023

Chiara e le tre lettere che decide di scrivere ai suoi figli e al marito, un espediente per cercare di mostrare, una volta per tutte, quali sono i suoi veri sentimenti, uniti alla difficoltà stessa di essere genitori. Caratteri completamente diversi che danno vita ad una famiglia originale e unica rispetto alle altre, con peculiarità e difficoltà da affrontare con coraggio, uniti dalla forza stessa dell’amore, che non conosce confini.

 

Titolo: Il vento soffia dove vuole
Autore: Susanna Tamaro
Genere: Narrativa/Romanzo epistolare
Editore: Solferino Libri

 

 

Trama

 

Un romanzo profondo, appassionante e ricco di umorismo che è un inno alla forza dei legami familiari e all’importanza di dare un senso alla nostra vita.


Ci sono momenti nella vita in cui si sente il bisogno di prendersi una pausa e ripercorrere con calma, senza le continue incombenze quotidiane, le tappe della nostra esistenza. Un viaggio che, anche nei momenti difficili e bui, ci ha portato a provare un sentimento di riconoscenza e gratitudine verso chi ha condiviso con noi il cammino, le prove, le epifanie. Così Chiara, alla soglia dei sessant’anni, approfittando dell’improvviso silenzio che avvolge la sua casa in collina, decide di scrivere tre lettere. La prima alla luminosa figlia adottiva, Alisha, ormai ventenne; la seconda alla diciottenne Ginevra, la problematica figlia naturale; e la terza all’amato e solido marito Davide, con il segreto intento che un giorno la farà leggere anche al piccolo Elia, arrivato in un momento di grande crisi familiare. Sono tutte, in qualche modo, lettere d’amore, declinate nei diversi linguaggi in cui si esprime questo sentimento invincibile e misterioso che ci lega indissolubilmente gli uni agli altri, aprendo nel nostro cuore porte segrete che non sapevamo di avere. Trent’anni dopo Va’ dove ti porta il cuore, Susanna Tamaro ci riporta all’interno di complesse dinamiche generazionali, regalandoci pagine preziose che sovrastano il vociare confuso di questi tempi. Il vento soffia dove vuole ci cattura, ci consola e ci guarisce.

 

 

Recensione

 

Susanna Tamaro, dopo molti anni dalla prima edizione di “Va’ dove ti porta il cuore”, ci regala un nuovo romanzo epistolare in cui la protagonista Chiara, arrivata ormai alla soglia dei sessant’anni, decide di inaugurare una nuova tradizione per la sua famiglia: un Natale “Liberi Tutti”, dove ognuno, per qualche giorno, è libero di andare a trascorrere parte delle festività natalizie dove vuole. Approfittando della solitudine, del silenzio e della quiete che le offre la sua casa in collina, Chiara scrive tre lettere, indirizzate rispettivamente ad Alisha e Ginevra, le sue due figlie, e una per suo marito, Davide.

 

Chiara è un personaggio curioso: attraverso i ricordi, corre indietro nel tempo, fino a tornare alla sua infanzia. La sua famiglia è ricca, di origini nobiliari, ma lei si è sempre sentita fuori posto in questa ostentata ricchezza. Senza contare i genitori, per i quali la loro figlia sembra non esistere: ci sono soltanto loro, con il loro amore in grado di spazzare via tutto il resto come minuscoli granelli di polvere da eliminare con una semplice passata di straccio. Nessun altro potrebbe competere o frapporsi in una coppia così apparentemente solida e innamorata.

 

Tutto questo provoca in Chiara una risposta emotiva che la porta ad isolarsi e ad allontanarsi sempre di più dalla sua famiglia e dai genitori, plasmando il suo carattere in una dimensione di freddezza, chiusura e solitudine. L’adolescenza è un periodo di transizione e Chiara non fa altro che continuare a sentirsi invisibile, ma non lo è agli occhi di Cesare, il ragazzo più bello e desiderato della scuola. I suoi genitori approvano, perché la famiglia di Cesare è del loro rango, quindi i due possono frequentarsi. Ma le cose sono destinate a cambiare e Cesare si rivela per quello che è: un ragazzino perfido, presuntuoso, disposto a barattare la vita degli altri per i propri interessi. Chiara, ormai, appartiene al passato e Cesare se ne libera, come un qualsiasi peso, come un fastidioso sassolino nella scarpa. E ciò contribuisce a creare ulteriori chiusure nel carattere della ragazza, già molto fragile emotivamente.

 

“Tutto ciò che esiste nel grande si riflette nel piccolo. Come nelle galassie si formano buchi neri che divorano tutto ciò che si avvicina alle loro orbite, anche nelle nostre piccole vite a volte si aprono voragini capaci di inghiottirci.”

 

Successivamente, molti anni dopo, Chiara conoscerà l’amore grazie a Davide, un dottore dall’animo buono e gentile che la aiuterà ad aprirsi e a mostrare anche all’esterno la bellezza dell’anima che possiede, rendendola più sicura di sé e più viva. Entrambi metteranno su famiglia e avranno dei figli, due ragazze e un bambino, rispettivamente Alisha, Ginevra ed Elia. Nell’avvicendarsi di questo romanzo epistolare, emerge sempre più il rapporto genitori-figli, un terreno tanto delicato quanto importante, su cui parlare e confrontarsi. È difficile essere genitori, è complicato rapportarsi con generazioni diverse. Chiara, per quanto si sforzi, è vittima di sé stessa e della sua freddezza emotiva, consolidata negli anni, retaggio di una famiglia che non ha mai avuto grande considerazione per lei.

 

La prima delle tre lettere che Chiara decide di scrivere è indirizzata ad Alisha, la figlia maggiore, adottata molti anni prima, dalle misteriose origini indiane. Il suo carattere solare illumina la vita della famiglia ormai da molti anni: il dolore che ha vissuto da piccola ha deciso di trasformarlo in gioia, con cui contagia tutte le persone che le stanno intorno. Tra concetti appartenenti alla cultura e alla filosofia indiana, facciamo la conoscenza di un personaggio amabile, guerriero, in grado di donare allegria e serenità a chiunque voglia avvicinarsi a lei. Gli occhi di sua madre la osservano con attenzione e ammirazione, la guardano crescere e la affiancano in ogni momento della vita, donandole forza e consolazione.

 

Alisha e Ginevra sono due sorelle completamente diverse tra loro, agli antipodi dal punto di vista caratteriale. Alisha è il sole, quella che vede sempre del buono in tutti e, con la sua allegria, è sempre pronta a donare un sorriso. Ginevra cresce diversamente, creando un legame speciale coi nonni materni che, in lei, rivedono le qualità che avrebbero voluto trovare in Chiara. L’interesse per i nobili natali della famiglia, l’essere altezzosa e distaccata rendono Ginevra speciale agli occhi dei nonni materni, è lei la figlia che non hanno avuto.

 

Non è soltanto difficile essere genitori, ma è complicato anche essere figli. Finché siamo piccoli, abbiamo mamma e papà a guidare i nostri passi, ma cosa succede quando ci accorgiamo di non poter sempre contare su di loro? Che nessuno è perfetto? Bisogna imparare a camminare sulle proprie gambe, capire che i nostri genitori possono anche sbagliare e che non dureranno in eterno, purtroppo. Credo sia proprio questo il passaggio verso l’età adulta. Tutti abbiamo pensieri, difficoltà da affrontare, sia figli che genitori. Il segreto sta nel dialogare e nell’andare sempre avanti, nonostante le difficoltà che si presentano. Come Alisha e Ginevra che, a modo loro, vanno avanti per la loro strada. Come Chiara che, in passato, ha avuto il coraggio di decidere per sé stessa, senza lasciarsi condizionare dai genitori, andando controcorrente.

 

Ho apprezzato Alisha, ho ammirato la sua forza e invidiato il suo carattere pieno di allegria, anche quando la vita non le aveva dato molti motivi per gioire. Ho apprezzato anche Ginevra, il suo carattere determinato e a tratti altezzoso, il rapporto così radicato che ha stretto coi nonni materni. Personalmente avrei approfondito di più la figura di Ginevra, vi spiego perché: sembra che, da queste pagine, l’idea che traspare è quella di una ragazza apparentemente superficiale, altezzosa, piena di sé e a tratti arrogante. A mio avviso, Ginevra è molto più di questo: cosa si nasconde davvero dietro a questa maschera di apparente e inscalfibile sicurezza? Sotto sotto, non mi è sembrata così sicura di sé...

 

Alisha è, tra le due sorelle, quella che emerge di più dal punto di vista caratteriale: è quella più dolce, più simpatica, la cui visione del mondo è più ampia e meno limitata rispetto a quella della sorella. A pelle, è quella che ispira più fiducia e che piace di più. Ma io, che vado sempre controcorrente, ho preferito Ginevra, anche se di poco. Tra le due, Ginevra è quella più complessa da punto di vista caratteriale, la sorella che detiene più ombra che luce dentro di sé e questo mi ha affascinato molto di più rispetto al carattere semplice e genuino di Alisha, che comunque ho apprezzato moltissimo.

 

Ma la lettera che mi è piaciuta di più è quella dedicata a Davide, è qui che Chiara mostra tutta sé stessa e l’amore che prova per lui e i suoi figli viene fuori in tutta la sua interezza. Un marito dolce, comprensivo, una persona semplice e diretta, che la aiuta e la affianca nel difficile compito dell’essere genitori, prendendosi cura dei figli insieme a sua moglie come mai nessuno potrà fare. E la lettera ad Elia? Ecco, questa l’avrei scritta, anche se il bambino è ancora molto piccolo per capire e metabolizzare tutto ciò che vuole dirgli sua madre. Avrebbe potuto leggerla dopo, al momento giusto, senza affrettare le cose.

 

Eppure chi è l’uomo Lego, se non Davide? Uno che ha in mente di edificare una casa e, con dedizione, mattone dopo mattone, la costruisce e, se momentaneamente non riesce a trovare un pezzo, ha la perseveranza di continuare a cercarlo; scava le fondamenta, costruisce le mura, mette i vetri e le persiane alle finestre e infine da ultimo, sul tetto, fa svettare un comignolo che fuma.

 

Susanna Tamaro descrive i sentimenti in un modo così intenso, profondo e particolare da aprire uno squarcio nel cuore di ogni lettore, una piccola finestra in cui tutti, almeno in parte, non possono far altro che rispecchiarsi. Una madre che, dato il suo carattere poco incline a mostrare emozioni all’esterno, decide di utilizzare l’espediente delle lettere per esprimere i propri sentimenti. Entrambe le lettere alle figlie sono meravigliose, piene d’amore ed emozioni intense, ma quella per Davide ha superato ogni cosa, come il loro amore che, pur essendo poco incline a plateali manifestazioni affettive, va oltre qualsiasi confine. Come l’amore vero che pervade questo libro in ogni sua pagina, dall’inizio alla fine, quello che ti avvolge e non ti fa mai sentire sola, qualunque cosa accada.

 

E sai una cosa, Ginevra?

Con gli anni, con il tempo e con l’amore di tutti voi, ho capito di essere anch’io una donna Lego perché la vita ha davvero senso quando impari a edificare il tuo tempo.












 

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