Recensione: La voce invisibile del vento – Clara Sánchez

novembre 12, 2021

Un romanzo etereo e impalpabile come un soffio di vento che ti accarezza, in grado di trasportarti in un mondo tanto diverso quanto speculare rispetto a quello in cui si è abituati a vivere. La storia di Julia, che si perde nei meandri della sua anima per poi ritrovare la vera sé stessa, in un viaggio che sembra non avere durata né confini.
 


Titolo: La voce invisibile del vento
Autore: Clara Sánchez
Genere: Narrativa
Editore: Garzanti

 

 

Trama

 

Spagna, località di Las Marinas. La luce si è ritirata verso qualche luogo nel cielo. Il buio della notte avvolge le viuzze del paese e il mare è nero come la pece. Julia ha perso la strada di casa: è circondata dal silenzio e sente solo la voce del vento che soffia dal mare, e profuma di sale e di fiori. Non ricorda cosa sia successo: era uscita a prendere il latte per suo figlio, ma sulla strada del ritorno all'improvviso si è ritrovata in macchina senza soldi, documenti e cellulare. In pochi minuti quella che doveva essere una vacanza da sogno si è trasformata in un incubo.
Per le strade non c'è nessuno, le case sulla spiaggia sembrano tutte uguali e Julia non riesce a ritrovare l'appartamento nel quale l'attendono il marito Félix e il figlio di pochi mesi. Prova a contattarli da un telefono pubblico, ma la linea è sempre occupata. Tutto, intorno a lei, è così familiare eppure così stranamente irreale. Tra le vie oscure e labirintiche c'è solo una luce, quella di un locale notturno. A Julia non resta altra scelta che raggiungerlo, nella speranza di trovare qualcuno che l'aiuti. Qui, quasi ad aspettarla, c'è un uomo, un tipo affascinante, con la barba incolta e l'accento dell'Est Europa, che sembra sapere tante, troppe cose su di lei. Si chiama Marcus: Julia ha la sensazione di averlo già incontrato da qualche parte. Fidarsi di lui è facile. Eppure Marcus non è quello che sembra e nasconde qualcosa, come ha appena scoperto anche Félix, che sta cercando in tutti i modi di riavere Julia con sé. Ma la donna può affidarsi solo a se stessa. Deve ascoltare il vento che continua a soffiare intorno a lei. Deve capire cosa sta accadendo. Perché è lì, nel suo istinto di sopravvivenza, che può trovare finalmente la strada di casa.

 

 

Recensione

 

“La voce invisibile del vento” è un romanzo scritto dalla scrittrice spagnola Clara Sánchez, cronologicamente precedente all’opera “Il profumo delle foglie di limone”, che l’ha consacrata nell’Olimpo degli scrittori internazionali di successo. Tuttavia, il libro in questione ha ottenuto recensioni davvero contrastanti. Personalmente, lo acquistai tempo fa perché la trama mi era sembrata interessante e la copertina aveva suscitato in me una certa curiosità; non mi sono lasciata condizionare da altre opinioni, positive o negative che fossero. Devo dire che è stata un’esperienza di lettura particolare, non adatta a tutti, ma io l’ho apprezzata molto. Certo, in alcuni punti la storia potrebbe apparire troppo dilatata o ridondante, ma posso assicurarvi che, a mio avviso, vi è un perché: basta solo andare oltre le apparenze e saperlo “leggere” tra le righe, non fermandosi ad una prima impressione che potrebbe risultare superficiale.

 

“Uno pensa di sapere qualcosa finché non scopre di non sapere niente, e a quel punto inizia a comprendere la verità.”

 

“Presentimientos” è il titolo originale dell’opera, in lingua spagnola: devo dire che questa parola è in grado di creare fin da subito una certa curiosità nel lettore e di portarlo in una determinata direzione, sicuramente molto più del titolo che hanno scelto per la traduzione italiana. Certo, “La voce invisibile del vento” risulta ugualmente interessante, ma c’è il rischio che l’attenzione venga spostata su un altro piano: è come se, durante la lettura, ci si aspettasse altro dalla storia. Ma, metaforicamente, la “voce” del vento può essere identificata con quella della protagonista, che soffia incessante, invisibile e fredda, come un grido d’aiuto che lacera l’anima e ti scuote nel profondo.   

 

La trama si svolge nell’arco di pochi giorni, che appaiono notevolmente dilatati: si ha la sensazione di trovarsi in una specie di “anello temporale”, una sorta di dimensione parallela in cui la vita reale di Julia si mescola a quella di un universo misterioso e simbolico, sepolto nel profondo della sua anima. In generale, mi hanno sempre affascinato le storie di questo tipo, con la giusta dose di mistero e suspence, dove il tema onirico è presente e risulta essere il fulcro attorno al quale si svolge l’intera vicenda. La narrazione è affidata in parte alla protagonista, in parte al marito Félix, in un’alternanza di punti di vista che ci permette di valutare l’intreccio in maniera più completa e dettagliata.

 

Julia e Félix, insieme al loro figlio Tito di appena sei mesi, decidono di partire alla volta di Las Marinas per trascorrere le vacanze estive. Sembrerebbe l’inizio di una storia abbastanza ordinaria: una deliziosa e tranquilla famiglia madrilena che decide di rilassarsi in una splendida località turistica spagnola, cosa c’è di strano in questo? Tutto sembrerebbe normale, ma un’inquietudine latente serpeggia e si insinua nella trama sin dall’inizio: la nostra protagonista avverte una stanchezza persistente e una strana sonnolenza in seguito alla nascita del bambino. È normale per una donna, dopo aver affrontato lo stress di una gravidanza, sentirsi fiacca e indebolita, no? Nessuno sembra dare molta importanza a questo piccolo campanello d’allarme che il corpo di Julia tenta di trasmettere in ogni modo all’esterno.

 

“Scegliamo le persone che ci circondano, ma non è vero, sono le circostanze a sceglierle.

 

L’allegra famigliola arriva al residence degli Oleandri, dove alloggeranno per questa splendida vacanza che hanno progettato da tempo. La nostra protagonista si ricorda improvvisamente di aver dimenticato una cosa molto importante: portare il latte per il bambino… una cosa che può succedere, no? Il rimedio al piccolo problema è facile, basta recarsi a comprarlo, non è nulla di grave o irreparabile. Ma la vita è imprevedibile, il destino di ogni persona è imperscrutabile: tutto può rimanere statico e uguale oppure può cambiare da un momento all’altro, in maniera tanto repentina quanto improvvisa e radicale. Una minima distrazione stravolge la vita di Julia e quella della sua famiglia, un evento inimmaginabile da cui non si può tornare indietro: la giovane donna, per colpa di un incidente con la macchina, sprofonda in uno stato di semi-coma dal quale sembra impossibile risvegliarsi. Nella mente della ragazza, realtà e sogno si intrecciano diventando il suo “vero” mondo, in cui l’inconscio e le paure più profonde prendono il sopravvento. Un vero e proprio incubo, in cui la giovane donna cerca disperatamente di mettersi in contatto col suo bambino e col marito, attraverso un metaforico grido d’aiuto inascoltato, impossibile da percepire perché proveniente da un altro “mondo”, quello onirico, sepolto nell’anima di Julia.

 

Ci si inganna sempre perché non si dà la priorità alle evidenze, ma ai desideri.”

 

A nulla sembrano servire le cure della madre Angelita, del marito Félix e le indicazioni dei dottori non lasciano ben sperare: la ragazza potrebbe risvegliarsi da questo stato di profondo torpore nel quale è sprofondata, ma potrebbe anche non destarsi affatto e restare “addormentata” per sempre. Una cosa è certa, questo la famiglia lo sa molto bene: Julia riesce in qualche modo a sentirli, a mandare dei piccoli ed impercettibili segnali per comunicare, per dire ai suoi cari: “Io sono ancora qui, non mi abbandonate…” È questa la sensazione principale che ho provato leggendo le pagine di questo libro: una profonda angoscia mista a commozione per la condizione della protagonista, che tenta disperatamente di ricongiungersi alla sua famiglia in ogni modo possibile.

 

“Viveva circondata da tanti segnali di soccorso che sembrava un miracolo che riuscisse a sopravvivere.”

 

Julia, in questo viaggio onirico della mente all’interno dell'inconscio, metaforicamente parlando, si è persa: ha perso sé stessa, la sua anima, ha smarrito il “focus” del percorso intrapreso, esattamente come è successo nella realtà. La giovane donna, infatti, nella vita quotidiana, lavora come responsabile dei camerieri al bar-caffetteria dell’Hotel Plaza: la folta chioma rossa e i modi educati e affascinanti non la fanno passare inosservata ed attirano l’attenzione di Marcus, un uomo attraente e misterioso che inizia a popolare anche la sua “vita parallela” e di cui lei stessa sembra non avere memoria… chi sarà mai questa misteriosa figura maschile che si è insinuata improvvisamente e di cui non ricorda praticamente nulla?

 

La vita può essere sempre uguale o cambiare in un secondo, e quello che prima sembrava molto importante improvvisamente non lo è più.” “Abbiamo bisogno di desiderare, amare e avere progetti per essere ricompensati. È uno dei meccanismi della sopravvivenza.”

 

Nel mondo reale Julia, durante l’ultimo periodo successivo alla gravidanza di Tito, era spesso triste, demotivata, sembrava in un certo senso assente, come se si lasciasse trasportare inerme dal fluire degli eventi appartenenti alla quotidianità stessa. Ora, invece, è immersa in un sonno profondo, un incubo che sembra non avere fine, dai contorni sfocati e indefiniti, dal quale non riesce a svegliarsi. Il tempo scorre dilatato nel mondo della protagonista, ripete meccanicamente le stesse azioni ogni giorno, con qualche piccola variazione, nell’attesa che qualcosa possa finalmente cambiare. Riuscirà a tornare quella di prima e a riprendere in mano la propria vita oppure resterà intrappolata per sempre in una sorta di “vita parallela” dalla quale è impossibile uscire?

 

Una trama particolare, intricata come i rami degli alberi appartenenti ad una foresta inesplorabile che simboleggia l’inconscio stesso della protagonista, nella quale si è smarrita e non riesce ad uscirne. Julia è pronta ad "uccidere" metaforicamente il passato per tornare a casa, tra le braccia del marito, insieme al figlio Tito. Il prezzo è alto da pagare, per tutti, anche per la sua famiglia: la giovane donna deve prima perdere sé stessa per poi ritrovarsi, o meglio, deve prima fare i conti col passato, riconoscendo le proprie colpe che l’hanno portata ad allontanarsi dal compagno e accettarle per riavvicinarsi al marito.

 

La storia potrebbe sembrare noiosa e ripetitiva, a tratti fin troppo “statica”, ma a mio avviso è tutto perfettamente studiato: il dilatarsi del tempo, il ripetersi degli stessi eventi nella “vita parallela” di Julia sono uno specchio nel quale si riflette la realtà stessa che si trova a vivere la protagonista, rallentata e a tratti ridondante, dai contorni sfocati e incerti, come il futuro che la attende, sia nel mondo reale che in quello onirico in cui sta vivendo.

 

Un romanzo etereo ed intrigante al tempo stesso, capace di trasmettere emozioni intense, che scuote il lettore dal torpore della vita quotidiana portandolo a porsi delle domande. Il buio dell’inconscio quanto potere ha su di noi? Com’è possibile che, in una sorta di "vita parallela", vi sia racchiuso tutto questo simbolismo? Solo Clara Sánchez è in grado di esprimerlo in maniera così delicata ed impalpabile, come la voce invisibile del vento, come un soffio che scuote nel profondo, nel silenzio dell’anima.

 

Valutazione: 🌟🌟🌟🌟🌟

 

Rachel




 

 

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