Recensione: Lo strano viaggio di un oggetto smarrito – Salvatore Basile

novembre 24, 2021

Un romanzo insolito, originale, una fiaba moderna in grado di toccare le corde dell’anima e di entrare nel cuore del lettore in punta di piedi, con una delicatezza e un’eleganza senza eguali. I colori della vita di Michele si mescoleranno a quelli di Elena, formando un arcobaleno che li aiuterà a superare i dolori della vita.

 

Titolo: Lo strano viaggio di un oggetto smarrito
Autore: Salvatore Basile
Genere: Narrativa
Editore: Garzanti
 

 

Trama

 

Il mare è agitato e le bandiere rosse sventolano sulla spiaggia. Il piccolo Michele ha corso a perdifiato per tornare presto a casa dopo la scuola, ma quando apre la porta della sua casa nella piccola stazione di Miniera di Mare, trova sua madre di fronte a una valigia aperta. Fra le mani tiene il diario segreto di Michele, un quaderno rosso con la copertina un po' ammaccata. Con gli occhi pieni di tristezza la donna chiede a suo figlio di poter tenere quel diario, lo ripone nella valigia, ma promette di restituirlo. Poi, sale sul treno in partenza sulla banchina.
Sono passati vent'anni da allora. Michele vive ancora nella piccola casa dentro la stazione ferroviaria. Addosso, la divisa di capostazione di suo padre. Negli occhi, una tristezza assoluta, profonda e lontana. Perché sua madre non è mai più tornata. Michele vuole stare solo, con l'unica compagnia degli oggetti smarriti che vengono trovati ogni giorno nell'unico treno che passa da Miniera di Mare. Perché gli oggetti non se ne vanno, mantengono le promesse, non ti abbandonano.
Finché un giorno, sullo stesso treno che aveva portato via sua madre, incastrato tra due sedili, Michele ritrova il suo diario. Non sa come sia possibile, ma Michele sente che è sua madre che l'ha lasciato lì. Per lui.
E c'è solo una persona che può aiutarlo: Elena, una ragazza folle e imprevedibile come la vita, che lo spinge a salire su quel treno e ad andare a cercare la verità. E, forse, anche una cura per il suo cuore smarrito.
Questa è la storia di un ragazzo che ha dimenticato cosa significa essere amati. È la storia di una ragazza che ha fatto un patto della felicità, nonostante il dolore. È la storia di due anime che riescono a colorarsi a vicenda per affrontare la vita senza arrendersi mai.

 

 

Recensione


"E che la vita non è una bilancia che pesa i torti e le ragioni, ma un fluire di eventi che molto spesso non hanno spiegazione, oppure ne hanno troppe perché si possa individuare, alla fine, quella vera"

 

“Lo strano viaggio di un oggetto smarrito” è uno di quei libri che non si dimenticano, che ti entra dentro in maniera così silenziosa e dolce da non lasciarti mai più. Anche dopo averlo finito di leggere, mi ritrovo a pensare a Michele, il protagonista, avvertendo dentro di me una fitta di nostalgia. Avete presente quella strana sensazione, in parte dolorosa, che vi assale dopo aver finito un buon libro? È come se aveste perso, in qualche modo, un amico. Sono sicura che vi capita molto spesso di provare questa emozione apparentemente insolita. Bene, posso dirvi che, ripensando allo splendido romanzo nato dalla penna di Salvatore Basile, questa sensazione non se ne andrà mai, vi accompagnerà per sempre non appena riaffiorerà alla mente il ricordo di questa splendida storia.

 

"Poi c'era il silenzio. E quel silenzio lo rassicurava. Nessuna voce, nessun volto. Nessuno lo avrebbe messo in imbarazzo, costringendolo a spiegare i perché della sua vita solitaria. Era solo. E quindi al sicuro"


Michele, giovane capostazione di Miniera di Mare, vive da solo nella sua casa in prossimità dei binari della stazione stessa. Si rifiuta categoricamente di rapportarsi ad altre persone in alcun modo, trincerandosi dietro una solitudine che nasconde un dolore senza eguali. Nega a sé stesso anche semplici azioni quotidiane, come andare al supermercato o confidarsi con un amico. La spesa gli viene recapitata a domicilio e le sue giornate sono scandite sempre dallo stesso ritmo, come la tabella orario dell’unico treno che transita per quella piccola stazione di paese. Il ragazzo si alza, guarda i passeggeri che attendono il mezzo di trasporto in prossimità dei binari, controlla che tutto funzioni correttamente e la sera attende paziente il ritorno del treno per poterne pulire e lucidare ogni angolo e tornare in casa a mangiare la sua adorata stracciatella. Durante le ispezioni giornaliere, il giovane capostazione raccoglie ogni oggetto smarrito, riponendolo con cura nella sua abitazione, poggiandolo sulle mensole e prendendosene cura ogni giorno. Questi “oggetti” sono i suoi migliori amici, gli unici che ha. Perché gli oggetti non tradiscono, restano sempre lì, fermi e immutabili. Non ti abbandonano mai.


"Era un uomo smarrito, più di qualunque oggetto avesse mai raccolto dal treno"


Improvvisamente un tornado di gioia, allegria e colori sconvolge la grigia e solitaria vita di Michele: è l’uragano Elena, una ragazza di appena venticinque anni, la quale ha perso sul treno la sua adorata bambola Milù ed è disposta a tutto pur di ritrovarla. Sarà proprio questo giocattolo a condurla dal giovane capostazione. I due protagonisti sono l’uno l’opposto dell'altra: Michele è freddo, distaccato, con dentro un’insana paura di rimanere deluso e abbandonato ancora una volta, mentre Elena è spigliata, frizzante e gioiosa, dal carattere fin troppo espansivo e cordiale. Due forze opposte che si attraggono a vicenda: Elena è un mare in tempesta, con tutti i suoi segreti e un dolore che maschera dietro un’apparenza solare, Michele è la roccia verso cui queste onde si infrangono, resta lì, immutabile come i suoi pensieri, cercando di arginare la forza e l’energia di Elena e delle emozioni stesse.


"In quel momento Michele capì che le abitudini fissano il mondo e la vita in un fermo immagine. E che gli era bastato salire su un treno in un orario diverso dal solito per capire che, invece, tutto è in movimento"


Ma non è soltanto la presenza della ragazza ad aver sconvolto la vita del nostro giovane capostazione: in un giorno qualunque, durante una delle solite ispezioni al treno, accade l’impensabile: Michele intravede un piccolo oggetto rosso incastrato tra i sedili, un superstite che lui conosce molto bene. È il suo diario, quello che scriveva quando era bambino, quello stesso diario che aveva lasciato a sua madre il giorno in cui è partita e lo ha abbandonato tanti anni prima. Dentro di sé, il ragazzo sa che è stata sua mamma a lasciarglielo, lei stessa aveva promesso di restituirglielo, quel giorno ormai tanto lontano. Ora il cuore di Michele batte di nuovo, come non faceva da tanto tempo. E sono proprio le emozioni che improvvisamente lo sovrastano, la nuova percezione del battito del suo cuore, ad impedirgli di reagire.


"Si arrese, sperando che lei andasse via il prima possibile. Prima che lui cominciasse a sperare nella possibilità di un ritorno. Perché nessuno ritorna, anche se lo promette. Soprattutto se lo promette"

 

Molti anni prima, sua madre lo ha abbandonato lasciandolo alla mercé di un padre assente e alcolizzato, un uomo cinico e totalmente disilluso dalla vita. Il giovane capostazione è cresciuto così, dopo la morte del padre, con la sola compagnia degli oggetti smarriti, scandendo le sue giornate con gli stessi rituali quotidiani che gli danno sicurezza, stabilità e serenità, creandosi una “nuova vita”, diversa ma “non vissuta”. L’ultimo ricordo che lo tiene ancorato al periodo precedente è quello legato al suo diario segreto, un libricino con la copertina rossa che riconoscerebbe tra mille. Forse sua madre non si è mai dimenticata di lui, forse lo sta ancora aspettando da qualche parte. La paura della delusione e di essere di nuovo abbandonato è forte, ma sarà Elena a fargliela superare: grazie alla sua personalità dirompente, il giovane capostazione troverà il coraggio di uscire dal guscio di paure e risentimento in cui si è rinchiuso per tanti anni e partirà a cercare sua madre.

 

"Forse la fonte dell'amore che provava per lui dipendeva proprio da questo: due dolori che si incontrano, si riconoscono e cercano, insieme, di diventare un'unica speranza. Un volo verso il cielo di due passeri dalle ali spezzate. E cosa le importava se la gente la considerava un po' svitata?"

 

Quella macchia di colore rosso, vivido come il sangue, come il dolore che ancora brucia incessante nell’anima, illumina improvvisamente la vita del giovane, sussurrandogli di non arrendersi: non è soltanto il viaggio alla ricerca della mamma che ha perduto, ma è un cammino metaforico che Michele affronta alla ricerca di sé stesso e della vita che dovrebbe iniziare finalmente a vivere, senza paura. Incontrerà persone che lo derideranno, che lo scacceranno, che lo maltratteranno, ma ne incontrerà molte altre che invece lo ameranno, troverà una nuova famiglia che non sapeva di avere, stabilirà nuovi legami con gente che lo apprezzerà così com’è. Metaforicamente, affronterà la vita stessa, piena di ostacoli, alternati a momenti di pura felicità. Perché è proprio questo che fa sentire “vivi”: l’emozione di non sapere mai cosa accadrà domani, la speranza che possa essere un giorno migliore del precedente. E conoscerà anche il dolore di Elena, che si rivelerà una ragazza molto più fragile di ciò che sembra, che nasconde un'eterna sofferenza dietro una maschera di allegria e spensieratezza: è questo il suo “patto con la vita”.


"A proposito, tu di che colore sei? Voglio dire... ognuno di noi, se ci pensa bene, si sente di un colore. Che poi magari cambia a seconda delle giornate o dei momenti. Insomma, è importante sapere di che colore sei, così ti accosti solo ai colori che si intonano al tuo. Ora, il fatto è che non riesco a capire di che colore sei tu, per questo te lo chiedo. E questa cosa è strana, perché in genere mi riesce facile di vedere i colori delle persone. Quindi, dimmelo tu di che colore sei..."

 

Ciò che manca nella vita di Michele sono i colori, o meglio, il colore che predomina, come ho già detto all’inizio, è il grigio. Per molti il grigio è un colore spento, piatto, senza vita. Se vediamo la cosa sotto un unico punto di vista potrebbe essere così, ma se consideriamo il tutto sotto una prospettiva differente ci accorgiamo che la situazione potrebbe essere diversa. È vero, il grigio non ha di certo la vivacità del giallo o dell’arancione, non ha la profondità del blu e dell’azzurro, non ha la vitalità del verde, non ha la forza dirompente e bruciante del rosso come il suo diario smarrito, non ha la raffinatezza del marrone o la delicatezza del rosa, non ha la purezza del bianco e nemmeno la classe e l’eleganza del nero. Ma è un colore come tutti gli altri, forse migliore di quanto crediamo.


"Sei blu come la sabbia", aggiunse lui.
Elena piegò il capo di lato, fissandolo con le sopracciglia aggrottate.
"Sei rossa come il caffè", incalzò lui, lo sguardo fisso sulle notizie di cronaca nera.
Elena si passò una mano sulla fronte, paziente.
"sei verde come la neve", aggiunse Michele. E finalmente ripiegò il giornale e la guardò negli occhi.
"Sei viola come il miele".

 

Il grigio può anche essere vivo, luccicante, splendente: grigio, il colore dell’argento. E l’argento, subito dopo l’oro, è il metallo più prezioso. Come l’anima stessa di Michele, che si riflette in uno specchio brillante ma opacizzato da tanto dolore. Così anche nella vita: essa non può essere fatta solo di bei momenti, pieni di allegria e felicità, ma nemmeno di momenti tristi. Ci possono essere periodi in cui ci sembra che non accada nulla di speciale, apparentemente noiosi, neutri. Grigi. O forse siamo soltanto noi, con le nostre paure, a renderli grigi. Se solo iniziassimo a guardare il tutto con occhi diversi, potremmo dargli una nuova sfumatura, potremmo dargli vita. Proviamo a far vivere il grigio, è molto più bello e prezioso di quanto pensiamo, attenti a non sottovalutarlo. E colei che spazzerà il grigio e la tristezza da Michele sarà Elena: con il suo arcobaleno di colori tingerà la vita del ragazzo dandogli coraggio e speranza, facendolo sentire meno solo. Come un abile pittore, le cui armi sono una semplice tavolozza colorata e un pennello dalle setole morbide, si farà spazio dentro di lui e sgretolerà l’invalicabile muro di difesa dietro cui il ragazzo si è trincerato in tutto questo tempo. E lo trasformerà in rosso, lo stesso colore del diario che aveva perso, dell'anima che aveva smarrito.


"Ora ti vedo. Vedo il colore che ti ostini a nascondere: sei rosso. Rosso come le ferite che avevi sulle dita da bambino. Come il sangue che hai appena versato. Come il colorito che ti sta tornando sulle guance. Rosso"


In questo romanzo meraviglioso, oltre al linguaggio delicato e curato dell’autore, capace di toccare le corde dell’anima e di sfiorarle con una delicatezza unica, mi hanno colpito i personaggi. La loro caratterizzazione psicologica è attenta e curata, Salvatore Basile riesce a descriverli con meticolosità e introspezione, dando ad ognuno di loro il rispetto che merita. La trama è ben intrecciata, originale ed insolita, piena di improvvisi colpi di scena che terranno il lettore col fiato sospeso fino al termine del libro. Un’ondata di emozioni, sembra di stare in bilico sul filo di una ragnatela trasparente, che può farti precipitare in un profondo abisso emozionale da un momento all’altro. L’autore, con questo libro, entra nelle nostre vite in punta di piedi, scavando nell’anima di ognuno di noi e mettendoci di fronte al nostro vero “IO”. Questo libro non mi abbandonerà mai, resterà nel mio cuore per sempre. Grazie, Salvatore, per avermi fatto sentire Elena, anche solo per un istante, grazie per avermi aiutato a guardarmi dentro. Perché è come se io fossi Elena: per me è come guardarmi allo specchio, in una situazione simile alla mia e al contempo diversa. Vedo l'immagine riflessa di me stessa in quella del personaggio di un libro. E non mi è mai successo, non fino a questo punto. Spero soltanto di riuscire ad essere felice anch'io, di ritrovare i miei colori, un giorno, proprio come Michele ed Elena, i protagonisti di questo splendido romanzo. 


Valutazione: 🌟🌟🌟🌟🌟


Rachel




 

 

 

 

 

 

 

 

 

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