Recensione Film: Interstate 60 - Bob Gale

novembre 02, 2021

Un film intenso, onirico e misterioso, enigmatico come un cubo di Rubik che non si riesce a risolvere, incerto come la cosiddetta "Palla 8" che fornisce apparentemente delle risposte... ma saranno davvero quelle giuste? Un viaggio sulla Interstate 60, un percorso metaforico all'interno della vita di Neal e anche di noi stessi, per trovare la giusta direzione verso cui proseguire e costruirci il futuro desiderato, senza aver paura di aver sbagliato strada. 


"Sentite questa teoria: dati un universo infinito e un tempo infinito tutto accadrà. Significa che tutti gli eventi sono inevitabili, compresi quelli ritenuti impossibili. E questa è una valida spiegazione per la mia storia..."

                                                                    Neal Oliver, Interstate 60


Recensione

Giorni fa vi ho parlato di un libro che mi ha particolarmente colpito: N. S. O. E. di Vansky. Questo romanzo così interessante ha smosso in me sensazioni contrastanti, emozioni che erano sopite da tempo, rimaste sepolte troppo a lungo dentro di me. Ma mi sono resa conto che i miei desideri erano sempre stati lì, nella mia anima e non aspettavano altro che il momento giusto per riaffiorare a galla. Così, ho deciso di riaprire il cassetto dei sogni e tentare, ancora una volta, di seguire il percorso per cui sono nata, da qualche parte la “mia” musica mi porterà. E mi sono ricordata di un bellissimo film, visto tempo fa, che mi è rimasto impresso nella memoria: “Interstate 60”. Ne avete mai sentito parlare? Se volete saperne di più, continuate a leggere!

 

Inizialmente, mi sono avvicinata a questa pellicola cinematografica perché il film è scritto e diretto da Bob Gale. Sapete di chi si tratta? È amico di Robert Zemeckis e anche uno dei co-autori della trilogia di “Ritorno al Futuro”, una saga che mi è rimasta nel cuore e mi ha accompagnato per gran parte della vita. Sono cresciuta con Doc e Marty McFly, potevo mai perdermi l’occasione di vedere un film diretto da Bob Gale? L’ho guardato tutto d’un fiato: ne sono rimasta piacevolmente sorpresa, sia dalla trama che dagli argomenti trattati, merita di essere visto almeno una volta nella vita. E il libro di Vansky, in qualche modo, mi ha ricordato che era da tanto tempo che non vedevo questo splendido film e ho deciso di fare un rewatch. Vi starete sicuramente chiedendo il perché di questa scelta da parte mia, ve lo svelerò strada facendo: in entrambi si parla di un percorso, di un viaggio effettuato dai protagonisti per ritrovare sé stessi… siete curiosi di saperne di più?


Questo film ha il potere di incuriosire lo spettatore fin dall’inizio, stuzzicandone l’attenzione e scatenando in lui la domanda: “Che senso ha tutto questo?”. Ed è proprio questa curiosità che ti spinge a guardarlo fino in fondo: avverti quasi la “necessità” di cercare di capirne davvero il senso, di comprendere cosa si nasconde in ogni personaggio e dietro ogni particolare mostrato. Perché niente è lasciato al caso in questa pellicola cinematografica: sembra tutto inizialmente “confuso”, “strano”, ma ben presto ci si rende conto che non è affatto così. I dettagli sono di fondamentale importanza per comprendere appieno la trama, ma per capire il messaggio che il regista vuole trasmetterci dobbiamo avere pazienza: le cose belle si fanno attendere, no?

 

L’attore James Marsden interpreta mirabilmente la parte del protagonista, Neal Oliver, un giovane di buona famiglia che è assalito da molteplici dubbi riguardanti il suo futuro. Il padre vorrebbe che seguisse la strada da lui “imposta”, quella di diventare un famoso avvocato come lui, entrando alla Bradford e studiando legge. Ma il ragazzo è combattuto tra lo sgradevole sentimento di deludere le aspettative paterne e quello di inseguire i propri sogni: egli è infatti un artista, un pittore spesso incompreso da una società crudele e beffarda che si prende gioco di lui. A volte, essere ricchi può diventare controproducente: il nostro protagonista desidera con tutto sé stesso poter frequentare una scuola d’arte, ma il padre non approva le sue opere e considera la pittura solo come un “hobby” a cui suo figlio può dedicarsi nel tempo libero. Quindi, Neal non può contare sui soldi del genitore e deve vedersela da solo, magari facendo un secondo lavoro notturno da magazziniere e richiedendo una borsa di studio… che, data l’abbondanza di denaro in famiglia, non gli verrà mai concessa. Ma la forza dei sogni è potente, cosa succederà?


Il giorno del suo ventunesimo compleanno, Neal incontra uno strano individuo, destinato a tornare nella sua vita molto presto: quest’uomo lo sprona ad esprimere un desiderio, tenendo stretta la candelina della torta di compleanno e conservandola, in modo tale che il sogno si avveri. La vita che sta vivendo, per il nostro protagonista, è insoddisfacente e piatta: per questo motivo egli chiede “una risposta” alle sue domande, per riuscire a capire davvero chi è veramente e trovare la sua strada. Ma un piccolo incidente di percorso, un secchio cadutogli improvvisamente in testa dall’alto, lo fa perdere conoscenza e il ragazzo si risveglia in un letto d’ospedale, fortunatamente senza gravi conseguenze. I medici decidono comunque di tenerlo in osservazione per un giorno e fargli tutti gli esami di controllo necessari.

 

Proprio mentre Neal si sveglia dalla notte trascorsa in ospedale, gli sia avvicina un certo Ray (Christopher Lloyd), uno strano dottore col camice verde da laboratorio che lo sottopone ad un veloce test sulla percezione visiva: dovrà indovinare i semi delle carte da gioco francesi che gli vengono di volta in volta mostrate. Facile, no? Sappiamo tutti che i cuori e i quadri sono di colore rosso, mentre picche e fiori sono invece neri. Ma sarà davvero così? Nel corso del viaggio, il protagonista imparerà che possono esistere “cuori neri” e “picche rosse”: la nostra mente è abituata a percepirli in un modo prestabilito, ma non sempre le cose sono ciò che sembrano. A volte la realtà, se solo imparassimo a coglierne tutti i segnali, anche quelli più nascosti, potrebbe essere molto diversa e portarci in una direzione completamente opposta a quella che pensiamo…


- Neal: "Cuori neri e picche rosse… andiamo mi hai imbrogliato!"
- Ray: "Ah Ah! l'esperienza ti ha portato a pensare che tutti i cuori debbano essere rossi e tutte le picche debbano essere nere, le forme sono simili, quindi per la tua mente è facile recepirle in base alle esperienza passate, piuttosto aprirti all'idea che potrebbero essere diverse. Vediamo quello che ci aspettiamo di vedere, non necessariamente che cosa c'è in realtà. Non è un caso che i bambini che non hanno mai giocato a carte superino sempre il test… e allora ci chiediamo quante cose ci siano di fronte a noi, segni, suoni, profumi che non riusciamo a sentire solo perché non ci siamo abituati... La buona notizia è che, se ripeterai il test, lo supererai, una volta che sei consapevole che possono esistere cuori neri e picche rosse ti sarà facile saperli percepire: la struttura del tuo cervello è come un sistema di strade statali, è facile andare da una città all'altra per strade molto trafficate, ma le località intermedie che lambiscono la rete autostradale, sebbene siano lì, la maggior parte delle persone le superano sfrecciando."

 

Neal, spinto da segnali e indicazioni che ora finalmente è in grado di leggere, si ritrova in uno strano palazzo, dove non c’è il tredicesimo piano, in balia di Ray e di un misterioso compito che gli viene affidato: dovrà recarsi a ovest nella Statale 60, precisamente nella città di Danver, per consegnare un pacco contenente un oggetto a lui sconosciuto ad una certa (o a un certo, non è specificato il sesso di appartenenza) Robin Fields. Il nostro protagonista, pieno di dubbi e perplessità, fa presente al suo strano interlocutore che non esiste una Statale 60 e neanche una città che si chiama Danver: lui ne conosce soltanto una di nome Denver, con la lettera E! Ma Ray gli spiega che in questo viaggio, qualora lui voglia intraprenderlo, non esistono strade o città prestabilite, troverà storie di viandanti e di gente come lui che cercano risposte alle loro domande, da cui potrà sicuramente imparare qualcosa. E così, il ragazzo decide di accettare l’incarico e di affrontare questo percorso con la nuova Cabriolet rossa che gli ha regalato suo padre, oggetto che lui non aveva mai desiderato fino in fondo. Ma in tutto questo aleggia il fantasma di un misterioso Assassino, rappresentato simbolicamente dall’asso di cuori, di cui nessuno conosce l’identità… come andrà a finire?

 

"O.W. sta per One Wish, un desiderio. È questo che faccio, esaudisco i desideri, uno ciascuno. Il tuo era più interessante di molti altri, domanda e risposta. Significa pensiero, e non capriccio... Eh, è quello che succede più spesso... "dammi dammi questo, dammi quello"... Di solito mi chiedono soldi, sesso o una vita agiata, quel che decido... eh, dipende dal mio umore."


Neal intraprende questo viaggio sulla Interstate 60, una strada non presente in alcuna mappa, dopo aver incontrato di nuovo il cameriere che lo aveva spronato ad esprimere un desiderio il giorno del suo compleanno. Il personaggio in questione è O. W. Grant (Gary Oldman), un bizzarro individuo che ha il potere di realizzare i desideri delle persone: una sorta di “Genio della Lampada”, più furbo e intelligente di quello della fiaba di Aladino. Bisogna però stare molto attenti al modo di esprimere un desiderio: spesso, infatti, ci si rende conto troppo tardi degli errori commessi e non c’è più possibilità di rimediare. Questo il nostro protagonista lo sa molto bene, ecco perché decide di continuare questo viaggio e vedere dove lo porta la strada intrapresa.


"Sono solo uno al quale piace far arrovellare la gente: sono un jolly nel mazzo di carte della vita!" 

 

Durante il percorso sulla Statale 60, Neal incontra una serie di bizzarri personaggi, tutti con una storia alle spalle, anche loro alla ricerca di qualcosa che possa riempire le loro vite. Ognuno di essi lo porterà a fare i conti con sé stesso e ad affrontare lati della sua personalità che neanche conosceva: lo aiuteranno a mettere insieme il puzzle della sua vita e, tassello dopo tassello, forniranno le risposte alle domande che aleggiano nella sua mente. Ne verrà fuori una verità quasi “spaventosa” riguardo al percorso per lui stabilito da altri e il nostro protagonista troverà finalmente sé stesso, nella più profonda essenza.

 

Questo film, inizialmente, sembra incanalarsi nel filone della finta “fantascienza”, ma già dalle prime scene ci si rende conto che non è affatto così: è tutt’altro che fantascientifico e prevedibile, è un viaggio profondo e onirico alla ricerca di sé stessi. Ma non è soltanto questo: l’Interstate 60 non è solamente una strada da percorrere, rappresenta anche uno spazio-tempo descritto dalla fisica quantistica come “indeterminato”, in cui tutto può accadere perché si trova anche al di fuori del tempo, in una dimensione “atemporale”. Gli episodi narrati nella pellicola cinematografica di Bob Gale sembrano essere apparentemente a sé stanti, ma in realtà fermarsi ad un’interpretazione del genere è riduttivo e superficiale: di volta in volta emergono le incongruenze del nostro vivere e ogni momento, ogni personaggio descritto ci fornisce una serie di profonde riflessioni sulla nostra quotidianità e sul nostro modo di vivere. Il nostro Neal non è solo “driver” di sé stesso, ma è una guida anche per ogni personaggio che incontrerà nel suo percorso e, a loro volta, gli altri personaggi lo saranno anche per lui. È uno scambio equo tra il protagonista e il percorso onirico che intraprende, pieno di ostacoli e scelte che determineranno il fluire degli eventi.

 

In questo film, inoltre, vengono analizzate importanti tematiche, oltre al messaggio insito di “inseguire i propri sogni percorrendo la propria strada”: viene analizzato il difficile rapporto padre-figlio e ciò che esso può portare se non si pensa alle conseguenze e se manca la sincerità. Il controllo delle masse con la droga è un altro punto di fondamentale importanza che emerge, in maniera immediata e quasi “brutale”, emergendo in maniera particolare rispetto agli altri eventi della trama. Una pellicola cinematografica che vuole trasmettere un messaggio “etico”, educativo, a chiunque si fermi a guardarla e analizzarla: una storia misteriosa, intrigante e avventurosa al tempo stesso, con un pizzico di romanticismo che non guasta mai.

 

Un film decisamente onirico, che fa riflettere e al tempo stesso sorridere, ogni volta che lo riguardo ne scopro un lato nuovo, sempre più misterioso e affascinante. Senza contare poi del cast stellare che Bob Gale ha scelto per interpretare i diversi ruoli: come abbiamo detto, un perfetto James Marsden nei panni del protagonista Neal, insieme ad una splendida Amy Smart che rappresenta Lynn, la ragazza dei suoi sogni. Un indimenticabile Gary Oldman nei panni di O. W. Grant che, con la sua ironia e intelligenza, come fosse un "deus ex machina", guida il nostro Neal nel suo impervio percorso. E ancora Kurt Russel nei panni di un curioso e cinico poliziotto di una città tanto “dimenticata” quanto pericolosa. Un favoloso Chris Cooper, in un ruolo di un uomo d’affari ma completamente fuori di testa. Da non dimenticare anche Christopher Lloyd nei panni di Ray e Michael J. Fox, entrambi protagonisti della trilogia di Ritorno al Futuro, che interpretano ruoli minori. È evidente, in alcuni momenti, il collegamento con il film “Il Mago di Oz” del 1939, con la stessa metafora di Dorothy che segue il sentiero di mattoni gialli per arrivare alla Città di Smeraldo e ritornare a casa. Il tutto è rivisto in una chiave anni ’80 che catturerà lo spettatore fin dal primo momento, trasportandolo in una dimensione reale ma allo stesso tempo onirica, che metterà in discussione ogni certezza.

 

"Non credo nelle coincidenze; preferisco l'inevitabilità. Ogni evento è inevitabile. Se non lo fosse non accadrebbe."


Un film assolutamente da vedere, se si è curiosi dell’argomento e se si è “fan” della fantastica trilogia di “Ritorno al Futuro”. La sveglia dell'orologio del protagonista che suona improvvisamente sembra dirgli che è ora di svegliarsi! Lo stesso messaggio vale per noi: bisogna destarsi dal torpore della vita quotidiana, in cui agiamo come "automi", senza più dare importanza ai piccoli segni che il destino ci mostra. Chissà se potrà davvero piacervi? L’unico modo per scoprirlo è guardarlo tutto d’un fiato, fino alla fine, per scoprire cosa nasconde e per non dimenticarci di seguire la strada che abbiamo intrapreso. Del resto, come direbbero il nostro Neal e il suo amico O. W. Grant: “Ogni evento è inevitabile, altrimenti non accadrebbe”. 


Valutazione: 🌟🌟🌟🌟🌟


Rachel




Vi lascio con il video di una delle scene più belle e significative di questo splendido film: quello in cui Ray mostra a Neal che possono esistere anche "cuori neri" e "picche rosse"





 

 

 

 

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