Recensione: Lucio Dalla – Immagini e racconti di una vita profonda come il mare - Massimo Poggini
aprile 11, 2022Una biografia intensa, dal sapore dolce e amaro, che illustra tutti gli aspetti della personalità di Lucio Dalla, ricca di curiosità e strani personaggi, come il Commendator Domenico Sputo e altri aneddoti che hanno animato la vita del cantautore bolognese. Leggendola capirete come, ad esempio, Piazza Grande sia molto più simile in realtà a Piazza Cavour che a Piazza Maggiore, quanto il mare, in brani come Caruso, abbia avuto primaria importanza e, soprattutto, come Lucio Dalla sarà sempre sentimento, Arte e Musica alla massima potenza.
Titolo: Lucio Dalla –
Immagini e racconti di una vita profonda come il mare
Autore: Massimo Poggini
Editore: BUR Rizzoli
Genere: Biografia
Trama
«Io sono
incoerente. Mi piace moltissimo esserlo e mi piacciono le persone che lo sono.
Vivo nell'attesa quotidiana di cambiamenti. L'incontro di domani, se ci sarà, la
scoperta di un posto nuovo, l'incerto di un'ora prossima: questo è il mio
mondo» – Lucio Dalla
In occasione
dei dieci anni dalla morte del grande artista, autore di pagine indimenticabili
della storia della musica italiana, questo libro illustrato racconta come una
favola la vita di Lucio Dalla, attraverso molte delle sue più curiose e
interessanti testimonianze e una moltitudine di fotografie, che ne ripercorrono
l'avventura musicale e privata. Dall'infanzia al rapporto con mamma Iole, dai
primi approcci con il palco alla passione per il jazz, dagli albori di una
carriera non proprio spumeggiante ai primi Sanremo, via via verso gli anni
Sessanta e Settanta e gli incontri cruciali con alcuni tra i suoi amici e
collaboratori più fidati, dalla grande passione per il mare, Napoli e Bologna
alla sua profonda spiritualità, intrecciata a un animo farsesco e
giocherellone: Massimo Poggini, giornalista musicale di lungo corso, ci regala
l'affresco di un Dalla geniale come pochi, eccentrico e sorprendente, senza dimenticare
le sue canzoni immortali, delle quali ci svela i retroscena creativi e i
significati più celati. Autrice della prefazione è Silvana Casato Mondella, che
per trentacinque anni è stata ufficio stampa, e amica intima, dell'artista
bolognese.
Recensione
Caro amico ti scrivo,
così mi distraggo un po’
e siccome sei molto lontano
più forte ti scriverò
È con queste parole che voglio
cominciare a parlarvi di questo libro, una magnifica biografia su uno dei
cantautori più amati nel panorama della musica italiana, il grande Lucio Dalla.
Una lettera destinata ad un amico, proiettata nel futuro, con lo sguardo
rivolto verso il domani, verso un nuovo giorno, verso L’anno che verrà, come
direbbe lui. Dio solo sa quanto abbiamo bisogno di speranza in questo momento, di
guardare avanti verso un mondo migliore.
Il brano sarebbe poi stato inciso e distribuito con il titolo di 4/3/1943 e, come abbiamo già detto, molti lo ritengono autobiografico. In realtà non lo è affatto. Questo è dovuto principalmente a due elementi: il titolo, che è la vera data di nascita di Lucio, e l’intensità del testo.
Sappiamo tutti che Lucio Dalla è
nato in quel di Bologna, il lontano 4/3/1943. Mai nessuno, prima di lui, aveva
osato tanto: usare la propria data di nascita come titolo identificativo di una
canzone. Un brano che rimarrà impresso nella mente di tutti, per i riferimenti
autobiografici che gli sono stati attribuiti, per la bellezza e la semplicità
della melodia, per le parole quasi sussurrate, poesia e balsamo per l’anima di
chi le ascolta. Il piccolo Briciola, come lo avevano soprannominato, cresce a
vista d’occhio, magari non in altezza, ma come persona, come artista,
riempiendo il palco sin da tenera età con un’incredibile presenza scenica. Un
talento così non passa di certo inosservato e, ben presto, inizia il suo
percorso musicale, una strada che ha intrapreso quasi per “vocazione” e che non
avrà mai fine.
E ancora adesso che gioco a carte
E bevo vino,
Per la gente del porto
Mi chiamo Gesù Bambino
La sua arte è innovazione
pura: al jazz che tanto ama si intrecciano elementi autobiografici animati da
un profondo sentimento che nasce dal cuore, ottenendo come risultato canzoni
dalla bellezza senza eguali. Grande appassionato di dixieland, Miles Davis e Gerry Mullighan, ha imparato a suonare da solo il clarinetto, mettendo a frutto il suo talento innato per la musica. Lucio, sul palco, è in grado di oscurare
chiunque, anche Pupi Avati, il quale all’epoca coltivava il sogno di diventare
una grande star del jazz ma che, vedendo l’estro e la creatività del ragazzo,
decide di dedicarsi anima e corpo alla futura professione di regista. Nel 1962
circa i Flippers bussano alla porta del cantautore bolognese e lo accolgono
a braccia aperte: quello è l’inizio della sua grande carriera. L’amicizia con
Gino Paoli, il già citato Pupi Avati e molti altri personaggi dello spettacolo
come Gianni Morandi incroceranno il suo percorso, una strada non
sempre facile da percorrere e irta di ostacoli che solo un genio come lui potrà superare.
Aveva del genio, ma nessun metodo. Una volta andò da un maestro di musica chiedendogli qualche consiglio. Lui, dopo averlo sentito suonare, tentò di spiegargli che il clarinetto era uno strumento melodico. Per tutta riposta, Lucio se ne andò nel bel mezzo della seconda lezione. Dirà: «Non ho mai imparato a suonare il clarino sul serio. Però avevo un modo tutto mio: lo suonavo ritmicamente. Era questo che suscitava curiosità in quanti mi ascoltavano. E mi rendeva unico!»
La passione per l’automobilismo e
la velocità lo spingono ad avvicinarsi anche al motorsport, con l’incisione
dell’album Automobili, di cui il vero protagonista è in realtà Tazio Nuvolari, in cui fonde il suo immenso amore per la musica e
l’interesse nei confronti delle automobili. Ma un altro grande pilota a cui Lucio Dalla ha dato
omaggio è lui, “Magic”, il brasiliano in grado di compiere magie in pista, morto
prematuramente nel circuito di Imola, alla curva del Tamburino, in un terribile
incidente: Ayrton Senna. In questo caso, non è lui l’autore del testo né della
musica ma Paolo Montevecchi: il cantautore bolognese si innamora del brano al
primo ascolto e decide di regalargli la sua anima inconfondibile nell’interpretazione,
facendolo diventare un grandissimo successo.
Il mio nome è Ayrton, e faccio il pilota
E corro veloce per la mia strada
Anche se non è più la stessa strada
Anche se non è più la stessa cosa
Spesso considerato un “genio
incompreso”, gli insuccessi non sono mancati nella lunga carriera del
cantastorie bolognese, perché il pubblico, a volte, considera “strano” e inusuale
ciò che non capisce o che fatica a catalogare. Lo sguardo di Lucio è sempre
stato “avanti”, in tutti i sensi: guardava al futuro non solo metaforicamente,
ma anche musicalmente e artisticamente. I brani che lo testimoniano sono
innumerevoli, ricordiamo ad esempio Futura, uno dei suoi più grandi
successi, che narra della storia di due amanti divisi tra Berlino Est e Berlino
Ovest, che sognano un giorno di avere una figlia di nome Futura. Di lì a poco,
il muro di Berlino sarebbe crollato: ancora una volta, Dalla è un precursore
dei tempi, con la sua arte è riuscito a dare parola all’amore nel senso più
profondo e genuino, con uno sguardo di speranza verso un mondo migliore.
«Mi sono inventato la scena degli ultimi momenti di Caruso, quando pensa alle notti là in America. Era un passaggio che nel 1986, per me, che ero appena tornato da un tour negli Stati Uniti, aveva un significato particolare. Per me quel “Te vojo bene assaje” messo in quel punto della canzone significava darle il marchio della napoletanità.»
Personalmente, io e Lucio abbiamo
un sacco di cose in comune, oltre all’essere entrambi musicisti: amiamo l’arte
in ogni sua forma, abbiamo la passione per la velocità e l’automobilismo, siamo
inspiegabilmente legati alla meravigliosa città di Napoli e anche, in
particolar modo, alla mia terra, il Gargano e le Isole Tremiti. Ma ciò che ci
unisce è soprattutto il mare, quel mare che ci accompagna sempre, quello da cui
anche lui, pur essendo bolognese, sente di essere nato e verso cui ritorna
sempre. Com’è profondo il mare, profondo come la sua anima, come i
sentimenti e i tumulti che la animano, imprevedibili e senza sosta, come onde
che si infrangono sugli scogli con tutta la forza dirompente che possiedono.
Qui dove il mare luccica
E tira forte il vento
Su una vecchia terrazza
Davanti al Golfo di Surriento
Perché Lucio è il mare, il mare
che lo ha accompagnato in Caruso e in tanti altri capolavori che lo
hanno consacrato nell’Olimpo della Musica, quell’immensa distesa d’acqua in cui
si specchia la luna circondata da una miriade di stelle, che con la sua
corrente impetuosa trascina chiunque, facendolo perdere nell’immensità della
propria anima. Il mare non si esaurisce mai, la sua acqua è fonte di vita, la
stessa vita che il cantautore bolognese ha dedicato alla musica: sempre in
fermento, con un estro artistico strabordante e in alcuni casi difficile da
domare, questo è l’elemento che, a mio avviso, appartiene di più a Lucio. La
spiaggia delle Isole Tremiti, fonte di grande ispirazione per capolavori
indimenticabili, il soggiorno al Grand Hotel Excelsior Vittoria, nella
magnifica Costiera Sorrentina, dove scrive Caruso, un tributo a uno dei
più grandi tenori al mondo, un brano che rimarrà scolpito nei nostri cuori per
l’eternità. Lucio deve molto al mare, a sé stesso, certo, ma anche al mare.
«Ogni volta che venivo in Puglia c’è sempre stato qualcosa che mi ha spinto a pensare in musica, a sentire i suoni, a vedere i colori in modo diverso da come mi arrivavano dagli altri posti dove i miei viaggi mi portavano. Certe volte il cielo mi aggrediva con il suo blu dolcemente sfrontato che invadendo, ma senza violenza, il bianco delle rocce e il marron-verde delle montagne si faceva vedere come fosse una partitura ancora non scritta, dove i movimenti delle note appena accennati quasi come una sinopia aspettavano che io li completassi, li cambiassi o semplicemente li suonassi chiudendo gli occhi e leggendone il profumo con il sesto senso della mia anima ancora acerba, ma già pronta alla musica. A ogni tipo di musica.»
Questa non è soltanto una
semplice biografia di uno dei cantautori più importanti che l’Italia abbia
avuto a livello nazionale e mondiale, questo libro è molto di più: è un
racconto quasi confidenziale della vita di Lucio, in cui preziosi aneddoti della
vita privata del compositore si mescolano alla grande produzione musicale,
passando per i luoghi della sua nascita e i meravigliosi posti in cui ha
vissuto. Un excursus potente e leggero allo stesso tempo, mai pesante,
come un’onda del mare che accarezza il lettore facendogli sentire un po’ meno l’assenza
di un tale artista. Perché Lucio Dalla è questo, una tempesta tumultuosa e
travolgente, mai invadente, che entra nella vita delle persone come un’onda impetuosa
che avvolge l’anima e, quando si ritira, lascia sul bagnasciuga una flebile traccia
che non ci abbandonerà mai, andando avanti all’infinito. In questa recensione
ho sempre parlato al presente, per un semplice motivo: Lucio È,
non “ERA”, perché Lucio è ancora vivo nei nostri cuori, con la sua musica, con
la sua arte, col suo sorriso e la sua allegria e lo resterà per sempre.
E se non ci sarà più gente come me
Voglio morire in Piazza Grande
Tra i gatti che non han padrone come me
Attorno a me
Ciao Lucio,
mi rivolgo a te come se fossi
un amico, perché è così che, da musicista quale sono anch’io, ti ho sempre considerato,
pur non avendo mai avuto l’opportunità di conoscerti. Se esiste davvero un
altro mondo e mi stai ascoltando, spero che apprezzerai le mie parole, seppur
insufficienti ad esprimere la tua grandezza, come artista e come persona. Sono
dieci anni che non ci sei più, dieci lunghissimi anni senza la tua musica,
senza poter ammirare la tua arte, senza che tu possa regalarci nuovi pezzi da
ascoltare. Forse non sei neanche consapevole di tutto l’immenso patrimonio che
hai lasciato, è un tesoro inestimabile che custodirò nell’anima e, pensandoti, una
lacrima scorrerà sulle mie guance, accompagnata però da un sorriso, lo stesso
che avresti voluto vedere tu dipinto sui nostri volti. Manchi tanto, ogni
giorno di più, questo è un dato di fatto, ma la tua musica immortale ci
accompagnerà per sempre.
Rachel
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