La storia di Rachel DuPree, una madre amorevole e una moglie esemplare che, per il bene dei propri figli, decide di affrontare lo spettro della fame e della sete per assicurare alla sua famiglia un futuro migliore. Ma il crescente desiderio di Isaac di accumulare sempre nuove terre non si placa, anche a discapito dei suoi bambini, i quali non hanno alcuna ambizione per il loro futuro, immersi in una landa desolata e arida del South Dakota. Perché le Badlands non perdonano...
Titolo: Il coraggio di Rachel DuPree
Autore: Ann Weisgarber
Genere: Narrativa
Editore: Neri Pozza
Trama
Aprendo uno squarcio sulla
vita dei coloni neri nella prateria, Ann Weisgarber dà voce a un'eroina
indimenticabile che, in una terra desolata, scopre la vacuità del sogno
americano e dei suoi valori, illusori come una manciata di polvere.
«Straordinaria e nitida. La
prosa di Ann Weisgarber è il punto d'incontro fra Alice Walker e Kent Haruf» – Kirkus Review
Manca l'acqua, nella terra
che Isaac e Rachel DuPree hanno scelto per la loro famiglia, e un vento
violento soffia sulla prateria sollevando sabbia ed erbacce. Siamo nelle
Badlands, South Dakota, e l'anno è il 1917. Non piove da mesi e ogni cosa è
secca, come le labbra screpolate di Rachel o gli occhi opachi dei suoi figli.
Nonostante le asperità di quella vita, Isaac e Rachel non possono abbandonare la
casa di legno e i duemilacinquecento acri che affacciano sulle colline, il loro
avamposto sulla frontiera dove è così raro vedere, fra i coloni, un uomo che
non sia bianco. Dopo anni vissuti in uno spazio scavato nel fianco di una
collina, hanno finalmente una casa, e una casa è segno di rispetto, così come
la terra, soprattutto se sei nero. La sete, tuttavia, continua a farsi sentire.
Un giorno Isaac chiede alla piccola Liz di calarsi dentro il pozzo. La bambina
potrebbe cadere e rimanere uccisa o essere morsa dal serpente con gli occhi
rossi che tanto la terrorizza. Qualcosa allora si rompe dentro Rachel. La
ribellione comincia a farsi strada nella sua testa. Nella sua città d'origine,
Chicago, basterebbe aprire un rubinetto per avere dell'acqua. Perchè, dunque,
vivere di stenti al solo scopo di permettere a Isaac di coltivare il suo sogno
di proprietario terriero? L'amore e il sacrificio sono davvero tali quando ne
va della vita dei figli e della propria esistenza? E che cosa sono
sottomissione e rassegnazione se non una forma di tradimento verso i suoi figli
e verso sé stessa? Aprendo uno squarcio sulla vita dei coloni neri nella
prateria, Ann Weisgarber dà voce a un'eroina indimenticabile che, in una terra
desolata, scopre la vacuità del sogno americano e dei suoi valori, illusori
come una manciata di polvere.
Recensione
1917, South Dakota. Le spietate Badlands
si estendono a perdita d’occhio, sconfinate, un territorio deserto, arido e
silenzioso, che ha tutto da raccontare. Ann Weisgarber ci racconta la storia di
Rachel DuPree, donna dall’immenso coraggio e dall’enorme caratura morale,
innamorata del marito Isaac e madre di cinque bellissimi figli. Sembrerebbe una
vita perfetta, piena d’amore, tranquillità e serenità, ma non è tutto oro ciò
che è luce: questa terra nasconde mille segreti, insidie, innumerevoli
difficoltà che i DuPree dovranno fronteggiare. È proprio nei momenti difficili
che si misura la coesione, l’unità di una famiglia: è come una specie di
“test”, se lo si supera, si può affrontare qualsiasi cosa. Ce la faranno a
restare insieme? Il loro amore basterà a tenere testa e a sfidare la natura
stessa?
Avevo voluto un uomo ambizioso e l’avevo trovato. Avevo voluto stringere un patto con lui: centosessanta acri per la possibilità di essere sua moglie per un anno. Gli anni erano diventati quattordici.
Rachel Reeves viveva a Chicago e
lavorava come cameriera in una delle pensioni di Mrs DuPree, è sempre stata
abituata al duro lavoro, a sporcarsi le mani e a guadagnarsi da vivere in
maniera onesta e pulita. In un periodo storico in cui il colore della pelle è
una discriminante molto forte, la giovane donna continua ad andare avanti a
testa alta, nonostante l’essere “nera”, senza mai fermarsi davanti a nulla. Un
giorno, il destino la metterà di fronte all’amore: il figlio della padrona,
Isaac, ex Buffalo Soldier di colore, cattura la sua attenzione e vuole
sposarla. Attenzione, non vuole prenderla in moglie perché è davvero innamorato
di lei, l’ex militare mira semplicemente ad aumentare la superficie delle sue
terre e del bestiame: la sposerà soltanto se, dopo un anno, rinuncerà al
territorio che le spetta e lui, in qualità di marito, potrà raddoppiare i suoi
possedimenti. Stipulato questa specie di patto, entrambi potranno considerarsi
liberi da ogni vincolo. L’amore, spesso, ci spinge a compiere scelte
inimmaginabili e Rachel, follemente innamorata, accetta l’accordo, con la
debole speranza di fargli cambiare idea e restare con lui. E la speranza si sa,
è l’ultima a morire… infatti, dopo quattordici anni, sette figli, di cui due
purtroppo sono morti, e uno in arrivo sono ancora insieme, più uniti che mai.
Il tempo scorre via, veloce, come
una folata di vento che spazza via e travolge tutto ciò che trova sul suo
percorso. La terra è spoglia, arida, non piove da mesi e Rachel non sa come
fare per sfamare e dissetare i suoi cinque figli. Isaac ha acquistato sempre
più terre e bestiame, investendo il loro denaro in acquisti rischiosi, solo per
accumulare proprietà e ingrandire i suoi possedimenti a dismisura. Ora la sua
famiglia patisce la fame, la sete e sono rimasti senza un soldo, sperduti, nel
bel mezzo delle Badlands. Ma l’ex militare sembra non preoccuparsene, cela
dentro di sé pensieri segreti per poter ancora continuare le sue “mire
espansionistiche” come proprietario terriero, a discapito delle persone che
ama. Rachel, inizialmente, tende a giustificarlo ma, arrivata ad un certo
punto, l’amore di una madre per i propri figli supera qualsiasi cosa…
La terra è arida, secca e tutta
la famiglia DuPree si ritrova a desiderare anche soltanto un piccolo sorso
d’acqua. La siccità costringe Isaac a calare nel pozzo la piccola Liz, per riuscire
a dissetare gli animali e giusto far bagnare le labbra ai suoi figli. Tutto è
razionato, anche il cibo, lo spettro della fame e della sete incombe su Rachel e
il bambino che è in arrivo, ma Isaac sembra non rendersi conto della gravità
della situazione, anzi, continua imperterrito per la sua strada, creando un
impero fatto di terreni, bestiame e gigantesche proprietà. Magari, con la
stagione autunnale arriveranno le piogge e finalmente ci sarà acqua a volontà
per tutti, ma il tempo atmosferico non sembra essere clemente: sono in balia di
un clima capriccioso e troppo arido, le Badlands non perdonano.
Era successo perché avevo rifiutato di credere che un uomo ambizioso si interessasse solo a ciò che voleva. Avevo aiutato Isaac a ottenere quella terra, e a conservarla. Anche a costo di mandare Liz nel pozzo; ero responsabile quanto lui. Ma Isaac non era l’unico a volere qualcosa. Anch’io avevo dei desideri. I miei figli. La casa di legno. Isaac stesso. Avevo ottenuto ciò che volevo. Era troppo tardi per rimpiangere che le cose non fossero andate in un modo diverso.
Non bisogna mai mettere alla prova
una madre e neanche dubitare dell’immenso amore che ella nutre per i propri
figli, è per questo che Rachel, col tempo, capirà che la smania del marito di
accumulare terreni e proprietà non è sana e danneggia irrimediabilmente tutti
loro. In famiglia non c’è spazio per l’egoismo e bisogna cercare di garantire
ad ognuno degli elementi il necessario per la sopravvivenza, non utilizzare il poco
denaro disponibile per acquistare nuove terre. Quale futuro potrà avere la
piccola Mary, ormai tredicenne, in un posto come le Badlands? Il massimo a cui
potrebbe aspirare è andare in sposa ad un ricco proprietario terriero e
governare la casa, limitandosi a “fare la moglie devota” di un uomo che potrebbe
non darle le attenzioni e l’amore che merita. Rachel ricorda i balli e il
divertimento che ha vissuto da giovane a Chicago, dove l’acqua non mancava mai e
neanche il pane per poter mangiare un boccone e sfamarsi. John, il figlio maschio,
già all’età di dieci anni, viene educato dal padre al duro lavoro, a creare un “impero”
da vero latifondista, poiché il colore della loro pelle nera e scura non deve
condizionarli nella società e il rispetto lo si ottiene con le terre. La
piccola Emma, di due anni appena, ha bisogno di nutrirsi bene per crescere sana
e la piccola Liz ha paura di calarsi di nuovo nel pozzo della proprietà, c’è un
grosso serpente con gli occhi rossi che la terrorizza… e il piccolo in arrivo?
Cosa succederà?
Mi sentii ribollire di collera. La terra determinava il valore di una persona. Avevo perso il conto del numero di volte che Isaac me l’aveva detto. Ma nessuna distesa di terra sarebbe bastata per soddisfarlo. Ci sarebbe sempre stato un nuovo terreno dove far pascolare le mucche, o un angolino con un torrente che non si prosciugava mai, o delle praterie per coltivare il frumento invernale. Non sarebbe mai finita.
La storia di Rachel, una donna
forte e tenace, disposta a tutto, anche a sacrificare sé stessa per il bene dei
figli. Il coraggio di un’ottima madre di famiglia, di una moglie amorevole che
riesce a trasformarsi e a cambiare il destino dei suoi bambini, andando
incontro al futuro e lasciandosi alle spalle il dolore e le difficoltà. Ciò che
accadrà è sempre incerto ma rimanendo tutti uniti si può affrontare qualsiasi
cosa. Ann Weisgarber, con un linguaggio pulito, diretto e introspettivo,
dipinge i tratti del carattere di Rachel con delicatezza e sensibilità,
mettendone in luce pregi e difetti. Un romanzo gradevole e piacevole da
leggere, dalle tinte pastello tenui e leggere, che assumono a tratti toni più
scuri ed intensi, seguendo l’evoluzione dell’indole della protagonista. La vita
cambia l’animo delle persone e le loro convinzioni fin nel profondo, lasciando
segni indelebili, ma per una madre che ama i propri figli, nulla è impossibile.
- ottobre 15, 2022
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