Recensione: Le donne dell’Acquasanta – Francesca Maccani

luglio 15, 2022

La forza e la tenacia di Franca e Rosa, due sigaraie della Manifattura dell’Acquasanta, determinate a combattere per i propri diritti e per quelli di tutte le operaie della fabbrica in cui lavorano. La Palermo della Belle Époque, immersa nello sfarzo, nel lusso e nella ricchezza ma spaccata in due dalla povertà, dalla fame e dalla miseria. La potenza e il coraggio delle donne che, determinate e senza paura, sfidano una società maschilista per veder finalmente realizzati i loro progetti.

 

Titolo: Le donne dell’Acquasanta
Autore: Francesca Maccani
Genere: Romanzo storico
Editore: Historiae Rizzoli

 

Trama

 

Palermo, 1897. Lavorano in coppia, in sincrono perfetto, Franca e Rosa: le dita sottili ed esperte arrotolano foglie di tabacco da mattina a sera. Amiche da sempre, le due ragazze sono cresciute insieme in un borgo di pescatori spalmato ai lembi della città, accanto alla Manifattura Tabacchi dell’Acquasanta. Diverse come il sole e la luna, impetuosa Franca e timida Rosa, respirano tutto il giorno l’aria greve della fabbrica, sotto lo sguardo predatorio dei padroni. Anche fuori da lì, il mondo delle sigaraie è governato dagli uomini – mariti, padri, fratelli: il lusso delle ville del centro lo possono solo sognare, e se lo conoscono, è perché si sono vendute ai signori che le abitano per arrotondare la misera paga da tabacchine. Perderla è impensabile, e per questo le madri sono costrette a tenersi i figli neonati legati dietro la schiena, mentre faticano chine sui sigari. Ma all’ennesimo sopruso, Franca decide che è ora di alzare la testa e lottare per un diritto che alle femmine sembra negato: la dignità. Così, insieme a Rosa e Salvo, un sindacalista che ha il suo stesso spirito indomito e appassionato, combatterà per aprire un baliatico all’interno della Manifattura, uno dei primi asili per i figli delle lavoranti in una fabbrica nel Regno. E scoprirà il prezzo da pagare per difendere le proprie idee e il proprio amore. Una storia vera, di riscatto e amicizia, che illumina una battaglia pionieristica e ancora sconosciuta, sullo sfondo di una Palermo che non finisce mai di incantarci.

 

Recensione

 

Una storia avvincente, che ha il sapore della conquista, del sudore, del duro lavoro delle donne all’interno della Manifattura dell’Acquasanta, in una Palermo di fine Ottocento intrisa di storia, cultura e spirito di sacrificio. Ma non è tutto oro quello che è luce, la città siciliana appare divisa in due: da una parte troviamo lo splendore e lo sfarzo tipico della Belle Époque, dall’altra regnano la fame e la miseria. Ed è proprio tra due di queste famiglie povere e indigenti, dalla grande dignità morale, che nascono le protagoniste del romanzo, Franca e Rosa. Due donne così raramente si incontrano all’interno di un romanzo: la loro forza, la caparbietà e la sete di giustizia con cui combattono per veder concretizzati i diritti delle donne è a dir poco ammirevole.

 

I ricchi si arricchivano e ai poveri, mischini, la povertà camminava appresso. Pareva che Palermo fosse divisa in due mondi che non si potevano incontrare mai.

 

Franca hai i capelli scuri, è dotata di un fascino ammaliante, voluttuoso e possiede un’indole indomita e passionale. Tutto diventa più difficile quando si ha una grande famiglia a cui badare, soprattutto economicamente: la giovane donna lavora senza sosta per assicurare un sostentamento ai suoi fratelli, con una forza e una dignità senza eguali. Rosa è più dolce e delicata, porta il nome della “regina dei fiori” ed è dotata di una bellezza diversa, più eterea, merito dei capelli biondi e degli occhi celesti e della sua enorme timidezza. La ragazza è matura, responsabile e poco incline ai litigi, ha un carattere tranquillo e nutre un affetto incondizionato per i genitori. Due donne così diverse tra loro, due personalità antitetiche, che nonostante le innumerevoli differenze non riescono a fare a meno l’una dell’altra, esattamente come il sole e la luna, che entrambe popolano il cielo in momenti diversi senza mai incontrarsi.

 

Lei e Rosa erano il giorno e la notte proprio in tutto, forse per questo erano così amiche. Franca era il vento impetuoso e Rosa le fronde che da esso si fanno attraversare e lo smorzano. Franca era la burrasca e Rosa il porto sicuro. Nessuna delle due poteva vivere senza l’altra.

 

Entrambe le protagoniste sono cresciute insieme fin da piccole e ora lavorano alla Manifattura dell’Acquasanta come sigaraie, insieme a molte altre donne che, per ricevere un po’ di denaro e riuscire ad andare avanti, hanno intrapreso questo percorso. Per i canoni del tempo e tenendo presente le condizioni misere delle altre fabbriche, sono da considerarsi anche fortunate: il capo concede loro una buona paga, che le permette di tirare a campare giorno dopo giorno. Ma questa non è vita, per nessuno, tantomeno per delle donne che hanno sulle proprie spalle il peso di una famiglia e dei figli da mantenere. Franca, dall’indole battagliera e ribelle, è la prima a rendersi conto delle miserevoli condizioni in cui lavorano le operaie, costrette a lasciare a casa i propri figli o a portarseli dietro in fabbrica, in un ambiente umido e malsano.

 

Di colpo l’inverno era sembrato più freddo e la luce più spenta. Uno stormo di uccelli passò come una nube scura davanti alle finestre e si diresse velocemente a sud. Pure loro se ne scappano da qui, pensò Franca. A noi sole ci tocca ‘sta prigione.

 

L’idea rivoluzionaria di Franca domina l’intero romanzo: la donna è intenzionata a chiedere al direttore di aprire un asilo per i figli delle sigaraie proprio lì, in una stanza della fabbrica, in modo tale che le mamme possano prendersi cura dei loro bambini e rendere molto di più anche dal punto di vista del profitto. Per noi, al giorno d’oggi, godere di questi diritti non è una novità, è quasi scontato, ma chiediamoci perché lo è: ci sono state persone che hanno combattuto per far sentire la propria voce e dovremmo ringraziarle ancora oggi. Soprattutto le donne, con la loro forza e determinazione, sono riuscite ad ottenere piccoli grandi risultati giorno dopo giorno, anno dopo anno, nella prospettiva di migliorare la loro condizione e di essere considerate al pari degli uomini.

 

Franca e Rosa, per realizzare le loro idee, si rivolgono a Salvo, un sindacato che si occupa dei diritti e della sicurezza dei lavoratori. L’uomo rimane affascinato dalla forza e dal coraggio di queste due donne così fiere e orgogliose, determinate a realizzare i propri sogni e a migliorare la vita delle operaie della fabbrica. È colpito in particolar modo dalla figura di Franca, dalla sua bellezza e dalla voglia di riscatto che brucia dentro di lei, in cui vede riflesso anche il suo spirito battagliero da sindacalista. Ci sarà spazio anche per un pizzico di romanticismo oppure no? Dall’altra parte, anche la giovane Rosa non rimane indifferente all’amore: un ragazzo del posto, Turi, l’ha notata già da tempo e i due si lanciano sguardi languidi da lontano, seguiti da brevi incontri casuali tra le strade della città.

 

La battaglia di Franca e Rosa non si rivela affatto facile: nonostante il prezioso aiuto di Salvo, vi sono figure all’interno della fabbrica che non vedono di buon occhio la cosa. Ninni e Toti, infatti, oltre ad essere totalmente contrari alle idee rivoluzionarie che serpeggiano tra le lavoratrici, considerano le donne come delle “bestie da soma”, relegandole a lavorare in un ambiente malsano e commettendo soprusi di ogni genere, all’insaputa del direttore. Dei veri e propri tiranni, che si divertono a tormentare le sigaraie con ogni mezzo a loro disposizione: spesso non le retribuiscono per essersi concesse il “lusso” di aver fatto una pausa troppo lunga alle latrine, oppure perché hanno un carattere ribelle e fumantino come quello della giovane Franca… cosa succederà?

 

Un cielo così buio da sembrare nero le ricordò un proverbio: Non può fare cchiù scuro che a mezzanotte. Peggio non poteva andare, quindi ora le cose dovevano prendere un’altra piega, perché dal fondo si può solo risalire.

 

La penna di Francesca Maccani ha dato vita ad un romanzo intenso, importante, che narra della situazione delle donne all’inizio del Novecento, proprio nell’epoca della Belle Époque. Gli anni a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del nuovo secolo sono stati quelli della seconda rivoluzione industriale, in cui il lavoro era in continua crescita e lo sviluppo economico aveva dato una sferzata di energia alla società. In questo quadro di progresso, le donne hanno svolto un compito molto importante, pur essendo ingiustamente passate in secondo piano. Purtroppo, nonostante le numerose conquiste che, col tempo, sono state ottenute, ancora oggi la figura femminile viene sottovalutata e non considerata uguale a quella degli uomini. Leggendo questo romanzo, vi renderete conto delle difficoltà, delle condizioni in cui le lavoratrici dell’Acquasanta erano costrette a esercitare la loro professione, sotto l’ombra minacciosa del sopruso e della prepotenza maschile.

 

Il linguaggio è elegante, curato e ho apprezzato anche l’utilizzo del dialetto siciliano, soprattutto all’interno dei dialoghi: quest’ultima è una caratteristica che rispecchia perfettamente il modo di esprimersi spontaneo, genuino e naturale della gente del popolo, visto che a quei tempi non a tutti era permesso studiare. L’antitesi tra lo sfarzo e la ricchezza della Belle Époque che si oppone alla povertà e alla miseria è stridente, come il grido d’aiuto proveniente dalla giovane Mela, una ragazza del luogo che è costretta a subire violenze inammissibili per portare un tozzo di pane a casa, da una madre che non apprezza il grande sacrificio della figlia. Tutto questo nell’illusione di un futuro migliore, di una vita felice, lontano dalla cattiveria di un mondo crudele e indifferente…

 

Mela aveva sempre saputo che essere donna richiedeva una forza di gran lunga maggiore rispetto a essere uomo, ché la donna è fatta per portare pesi che schianterebbero chiunque, sa pensare a tutti fuorché a se stessa e sa fingere di essere sazia pur di assicurare un boccone in più ai suoi figli. Tutto questo le era sempre stato chiaro e proprio per questo aveva cercato una via di fuga, solo che l’unica che aveva trovato l’aveva condotta in un’altra prigione, più dura della prima.

 

In questo romanzo, l’autrice ci parla della forza delle donne, di ideali da raggiungere, il tutto immerso in un secolo lontano ma, se solo ci voltiamo indietro, ci accorgiamo che non è poi tanto distante dal nostro. La storia di un’amicizia sincera, genuina, forte e duratura nonostante le difficoltà, che non conosce confini: il legame che unisce Franca e Rosa è indissolubile, sono l’una la forza dell’altra e si compensano a vicenda. Franca è uno scoglio, tenace e forte, granitica e imponente, col suo spirito energico e battagliero, temprata da anni e anni di sacrifici. Rosa è il mare che, con le sue onde e la sua natura placida ma al contempo impetuosa, si infrange sugli scogli, in una danza senza sosta. La terra e il mare, la roccia e l’acqua, due anime inseparabili che combattono per realizzare i propri diritti e quelli di tutte quante le donne dell’Acquasanta.
















 

 

 

 

 

 

 

 

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